Ci risiamo. Pure la 73esima edizione del Festival di Sanremo sarà inquinata da ENI, che farà da sponsor alla kermesse. "Per il secondo anno consecutivo sfrutta il palcoscenico di Sanremo per fare greenwashing" denuncia Greenpeace
È ufficilamente partito il countdown per il Festival di Sanremo. L’attesissimo evento canoro, giunto alla sua 73esima edizione, debutterà domani sera su Ra1. Ma sul palco dell’Ariston non ci sarà solo spazio per la musica e l’intrattenimento. Anche quest’anno Sanremo sarà contaminato dal greenwashing di ENI Plenitude, società italiana controllata al 100% dal colosso del petrolio e del gas, selezionata come sponsor della popolarissima kermesse, insieme ad altre società come Suzuki e Costa Crociere.
Non sono bastate le numerose proteste dello scorso anno per far cambiare idea alla Rai. “Eni continua a prendere in giro gli italiani, sfruttando ancora una volta il festival per fingersi green” denunciano gli attivisti di Greenpeace. Secondo l’associazione la svolta sostenibile di Eni è soltanto fumo negli occhi.
A Sanremo Plenitude – che integra la produzione di energia da fonti rinnovabili – porterà anche la sua installazione artistica “Feeling the Energy”, realizzata in occasione del FuoriSalone 2022.
“Plenitude continua a basare le proprie attività principalmente su fonti fossili come il gas: lo testimoniano i dati della stessa società, le cui vendite nel 2021 (ultimi dati disponibili) sono state garantite per il 65 per cento dalle forniture di gas, mentre le vendite di energia elettrica sono state pari al 35 per cento. Ma anche gran parte di questa elettricità è derivata da fonti fossili” spiega Greenpeace.
Liberiamo il mondo della musica dalla propaganda tossica dell’industria fossile
Insomma, non è sufficiente usare un logo verde e qualche slogan per rimediare ai danni ambientali provocati in questi decenni. E, come ribadito anche da Greenpeace, gli italiani non sono così ingenui da cadere nella trappola.
Grazie a extraprofitti da record derivanti da gas e petrolio, ENI può sponsorizzare eventi come il Festival di Sanremo che servono solo a ripulirsi l’immagine e a sviare l’attenzione dalle gravi responsabilità dell’azienda nella crisi climatica – sottolinea Chiara Campione. – È ora di liberare il mondo della musica, della cultura, dello sport, dell’informazione e dell’istruzione dalla propaganda tossica dell’industria fossile, così come già da tempo abbiamo fatto con le pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria del tabacco.
Lo scorso anno il lancio della compagnia Plenitude, avvenuta proprio in occasione del Festival di Sanremo, ha acceso le polemiche fra le associazioni ambientaliste, fra cui appunto Greenpeace. A scagliarsi contro la decisione presa dalla Rai erano stati anche i giovani del movimento Fridays for Future che hanno ribattezzato il festival #SanrEni, lanciando un hashtag diventato virale e appellandosi ai cantanti per denunciare l’operazione di greenwashing. Così la protesta ambientalista è arrivata sul palco dell’Ariston.
Come sicuramente ricorderete, durante la quarta serata del festival la band La Rappresentante di Lista e Cosmo hanno urlato “Stop greenwashing”, proprio in riferimento a ENI Plenitude, alla fine della loro esibizione. E il loro coraggioso gesto non è passato inosservato.
Ci auguriamo che anche quest’anno gli artisti facciano sentire la loro voce in difesa dell’ambiente. Sanremo rappresenta una grande vetrina che potrebbe essere usata per veicolare messaggi positivi. Vederla inquinata, ancora una volta, dal greenwashing – mentre la crisi climatica avanza inesorabilmente – ci lascia con l’amaro in bocca…
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Fonti: ENI/Greenpeace
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