Il primo cinema galleggiante dell’Amazzonia peruviana (che omaggia le foreste pluviali del mondo)

Il Muyuna Floating Film Festival ha portato tutto il quartiere di Belén in un cinema galleggiante all’aperto, toccando temi cruciali come la conservazione delle foreste pluviali

Il Muyuna Floating Film Festival ha portato una ventata di magia nell’Amazzonia peruviana. Per la prima volta, il quartiere di Belén ha ospitato un festival cinematografico internazionale, un’iniziativa straordinaria che ha trasformato le barche e le finestre delle case in sale cinematografiche improvvisate.

La comunità, dove molti non possono permettersi di andare spesso al cinema, ha accolto con entusiasmo questa novità, godendosi film e documentari provenienti da varie regioni con foreste pluviali, come Thailandia, Brasile e Taiwan.

Il festival è stato organizzato con l’intento di rendere omaggio alle foreste pluviali del mondo e ai loro abitanti, in particolare le comunità indigene. Daniel Martínez-Quintanilla, co-direttore esecutivo del festival, ha sottolineato l’importanza di queste comunità nella ricerca di soluzioni alle sfide ambientali e alla distruzione delle foreste causata dal cambiamento climatico. Il nome del festival, Muyuna, deriva dalla parola quechua che indica i vortici formati dai fiumi impetuosi, simbolo delle connessioni tra mondi diversi.

Il festival del cinema galleggiante ha anche dato voce ai giovani di Belén

Uno schermo cinematografico è stato eretto su una struttura di legno alta 10 metri, creando un’atmosfera unica e suggestiva. Tra i film proiettati, i residenti hanno particolarmente apprezzato “The Engine and the Melody”, un cortometraggio animato peruviano che narra la storia di una formica e di una cicala, e “1 2 3 Red light, Green light”, un cortometraggio taiwanese che affronta il tema della conservazione delle foreste.

Il festival ha anche dato voce ai giovani del quartiere di Belén, con cortometraggi che affrontano problemi reali della comunità, come la gestione dei rifiuti e la violenza sessuale. “Itaya”, ad esempio, racconta le difficoltà causate dall’inondazione del fiume Itaya e la gestione inadeguata dei rifiuti, mentre “Pomarrosa” evidenzia il problema della violenza sessuale contro le ragazze.

Nonostante le difficoltà quotidiane, come la mancanza di acqua potabile e la malnutrizione, il festival ha dimostrato la resilienza e la forza della comunità di Belén. Martínez-Quintanilla ha riassunto lo spirito dell’evento con la frase: “in un mondo che affonda, impariamo a galleggiare”.

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