Loch Ness, la ricerca scientifica smonta le teorie sul leggendario mostro Nessie: cosa si cela davvero nelle profondità del lago scozzese?
Nel corso degli ultimi cinquant’anni, la vita acquatica del lago di Loch Ness, situato nelle remote Highlands scozzesi, è stata oggetto di numerosi studi da parte della comunità scientifica: un famoso documento del 1976 scritto da Carl Sagan ha avanzato l’ipotesi della presenza di creature misteriose nelle sue profondità.
Il leggendario mostro di Loch Ness, noto anche come “Nessie“, è stato spesso descritto come un abitante di questo lago di acqua dolce. Alcune recenti ricerche hanno suggerito che nel lago potessero vivere anguille di taglia superiore, il cui aspetto avrebbe corrisposto alle descrizioni fornite da alcuni testimoni oculari del cosiddetto mostro (oltre alle celebri ma sfocate fotografie).
Tuttavia, una ricerca condotta da Floe Foxon, fondatore della Folk Zoology Society, smonta questa ipotesi evidenziando una serie di discrepanze che non lasciano spazio a dubbi.
I risultati della ricerca
Nel suo meticoloso studio, Foxon afferma quanto segue:
Le possibilità di trovare un’anguilla di grandi dimensioni a Loch Ness sono di circa 1 su 50.000 per un individuo di un metro. Inoltre, la probabilità di individuare un esemplare di oltre 6 metri è praticamente nulla; di conseguenza, sembra improbabile che le anguille siano responsabili dei presunti avvistamenti di creature più grandi.
Entrando nel dettaglio, Foxon ha spiegato che, al tasso di crescita rilevato, un’anguilla in Scozia impiegherebbe quasi 30 anni per raggiungere una lunghezza di 1 metro. Un esemplare di 6 metri dovrebbe crescere a un ritmo elevato e costante per quasi 200 anni, un’età simile a quella dello squalo della Groenlandia, noto per essere uno dei pesci più longevi.
In età avanzata, la crescita dell’anguilla non è lineare, rallentando significativamente, quindi anche se si dice che un’anguilla europea abbia vissuto fino alla veneranda età di 155 anni, quell’esemplare non ha raggiunto dimensioni notevoli.
Infine, il comportamento di animali sconosciuti avvistati nel Loch Ness (quali il nuotare verso l’alto e uscire dall’acqua) si discosta notevolmente dalle abitudini migratorie delle anguille o di altre specie. Questo comportamento è particolarmente inusuale poiché implicherebbe uno spreco di energia poco giustificabile in un ambiente freddo e con scarse risorse alimentari.
In attesa di ulteriori informazioni, Foxon invita comunque a continuare la ricerca per scoprire la verità dietro uno dei misteri più duraturi del mondo.
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Fonte: JMIR
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