Sbadigli contagiosi e “rumorosi”: gli esseri umani non sono gli unici a farli

Se pensate che fare sbadigli contagiosi e sonori ia una prerogativa degli esseri umani, vi sbagliate: un nuovo studio svela che questa caratteristica è stata osservata anche in una specie di scimmie che vive in Etiopia, suggerendo un percorso evolutivo condiviso con questi primati

Gli sbadigli, si sa, possono essere contagiosi. E si tratta di una caratteristica – che interessa già in bambini dalla tenera età – condivisa dall’essere umano con altri animali, fra cui gli scimpanzé, i lupi e i cani domestici. Le esatte dinamiche e cause che riguardano questo atto respiratorio riflesso restano in parte sconosciute, ma di recente un gruppo di scienziati delle Università di Pisa e di Rennes, che ha lavorato per due mesi nello NaturZoo di Rheine (in Germania) ha portato avanti un interessante studio relativa proprio agli sbadigli nei babbuini gelada, scimmie che popolano gli altopiani etiopi. Questa specie, infatti, sbadiglia vocalizzando, dando vita a delle sinfonie che si propagano tra i gruppi.

Dall’osservazione è venuto fuori che questo atto spontaneo ricopre un ruolo nel mantenere i legami sociali, persino in situazioni in cui il contatto visivo risulta impossibile. In pratica a queste scimmie basta sentire uno sbadiglio fatto da altri esemplari per sbadigliare di conseguenza. Il suono sembra essere particolarmente contagioso quando viene emesso da maschi dello stesso gruppo, che hanno un “peso sociale” maggiore.

Il potere contagioso degli sbadigli è innegabile e va oltre i confini delle specie – spiega il dottorando Luca Pedruzzi, coautore della ricerca – Il fenomeno, osservato da tempo negli umani e in specie animali altamente sociali, assume una nuova dimensione con i gelada, scimmie endemiche dell’Etiopia caratterizzate da un’alta complessità sociale. A differenza di altri primati, i gelada producono sbadigli “rumorosi”, un tratto condiviso solo con la nostra specie.

Oltro ad approfondire come funziona il contagio degli sbadigli, il nuovo studio svela la complessità “sinfonica” della comunicazione dei gelada.

E mentre decifriamo il linguaggio acustico di queste scimmie, le analogie con le dinamiche sociali umane diventano sempre più evidenti. – aggiunge Martina Francesconi, co-autrice del lavoro – Gli echi degli sbadigli negli altopiani dei gelada risuonano con gli echi lontani dei nostri legami sociali, sfidandoci a esplorare l’intreccio evolutivo delle connessioni interspecifiche.

sbadigli gelada

@M. Francesconi/Scientific Reports

Un percorso evolutivo condiviso fra esseri umani e scimmie gelada?

Ora il team di scienziati, guidato dalla professoressa Elisabetta Palagi, è pronto ad andare oltre per capire meglio il ruolo di queste vocalizzazioni nei gelada e, più in generale, per analizzare come la complessità sociale della specie si ripercuote nelle molteplici strategie comunicative adottate. Tra non molto il gruppo prenderà parte a un progetto finalizzato alla raccolta di dati comportamentali su queste scimmie in Etiopia, in natura, in collaborazione con l’Università di Addis Abeba.

Le implicazioni di questa nuova ricerca si estendono ben oltre il campo degli sbadigli. La componente acustica degli sbadigli potrebbe fungere come uno strumento non solo per regolare le dinamiche sociali, ma anche per creare una connessione emotiva tra individui che, condividendo lo stesso stato d’animo, possono sincronizzare le proprie azioni, particolarmente in scenari in cui il contatto visivo è limitato – conclude la professoressa Palagi – Questa inaspettata similitudine tra esseri umani e gelada suggerisce un percorso evolutivo condiviso, plasmato dalla necessità di una comunicazione complessa, sincronizzazione di gruppo e costruzione di legami sociali.

Ci aspettiamo che i risultati gettino luce sulla possibile convergenza evolutiva tra la nostra specie e i gelada, rivelando un intrigante collegamento tra il contagio di sbadiglio, la comunicazione uditiva e i comportamenti a base empatica”.

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Fonte: Scientific Reports

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