Tutti conosciamo le rughette che si formano sulle dita di mani e piedi quando stiamo troppo tempo in acqua: ma sapete perché si originano? Il motivo ha molto a che fare con la nostra sopravvivenza
Sarà capitato sicuramente anche a voi, dopo un lungo bagno al mare o in piscina, di ritrovarvi con la pelle di mani e piedi piena di rughette e completamente raggrinzita. Si tratta di una condizione temporanea, dovuta alla lunga permanenza in acqua, ma perché si verifica questo fenomeno?
E inoltre, perché solo la pelle delle dita delle mani e dei piedi si raggrinzisce quando viene immersa nell’acqua, mentre altre parti del corpo come gli avambracci, il busto, le gambe e il viso subiscono la stessa trasformazione?
L’origine di questa reazione involontaria del nostro organismo all’acqua è molto antica e affonda le sue radici negli albori della nostra specie.
Perché la pelle si raggrinzisce nell’acqua
In generale, occorrono tre o quattro minuti in acqua calda (40°C) perché la pelle alla punta delle dita inizi a raggrinzirsi, mentre in acqua fresca (20°C) possono essere necessari fino a 10 minuti; tuttavia, per raggiungere la massima espressione delle “rughette” sono necessari circa 30 minuti nell’acqua.
Le “rughette” che si formano sulle dita delle mani e dei piedi durante la permanenza in acqua hanno incuriosito gli scienziati per decenni.
Nel passato si pensava che gli strati superficiali della pelle di mani e piedi assorbissero l’acqua in cui erano immersi per un processo noto come osmosi, gonfiandosi per questo. Tuttavia, osservando meglio il fenomeno, si è scoperto che si tratta di un processo ben più complicato di così.
Infatti, nei pazienti con lesioni al nervo mediano (uno dei principali nervi che scendono dal braccio alla mano), i medici hanno scoperto che le loro dita non si raggrinzivano in acqua.
Il nervo mediano aiuta a controllare le cosiddette attività simpatiche (sudorazione, costrizione e dilatazione dei vasi sanguigni): l’assenza di “rughette” nelle persone con lesioni nervose, quindi, è la dimostrazione che questo fenomeno è nervoso e non osmotico.
Un’altra scoperta interessante relativa a questo fenomeno è stata fatta nei primi anni Duemila, quando un team di neurologi del National University Hospital di Singapore ha osservato vasocostrizione e calo dell’afflusso di sangue alle dita durante il processo di raggrinzimento (questo spiegherebbe anche il fatto che i polpastrelli diventano pallidi se immersi per molto tempo in acqua).
Ma se le rughe sono controllate dai nostri nervi, significa che il nostro organismo sta reagendo attivamente alla presenza dell’acqua – e ci deve essere uno scopo preciso per questo.
Lo scopo è da ricercarsi nella nostra capacità di presa e di aderenza a oggetti e superfici, molto limitata se abbiamo mani e piedi bagnati. Immaginate di afferrare un oggetto qualsiasi con le mani asciutte e poi con le mani bagnate: la forza necessaria, nel secondo caso, sarà molto maggiore (per una presa comunque non eccellente).
Ma la presenza delle “rughette” aumenta certamente l’attrito tra le dita e l’oggetto, e questo ci permette di risparmiare forza nella presa con un ottimo risultato.
Questo vale non solo per la presa con le mani, ma anche per i piedi: camminare a piedi nudi su una superficie bagnata o immersa nell’acqua è molto più semplice, se la pelle è raggrinzita.
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