Le note musicali non sono sette, ma dodici (e ti spiego perché)

Le note musicali hanno un'origine antichissima, che ha molto a che fare con la fisica: ecco come nascono (e perché non sono sette)

La musica è un linguaggio universale che ha il potere di ispirare emozioni, creare atmosfere e trasmettere significati profondi. Classica, pop, rock, jazz, elettronica…i generi sono infiniti, come infinite sono le combinazioni di note che danno vita a melodie sempre nuove.

La materia prima essenziale per ogni melodia, dalla canzonetta più semplice alla sinfonia più articolata, è la scala delle note – elementi fondamentali che costituiscono la struttura di qualsiasi brano musicale.

Potreste sorprendervi ma le note musicali, diversamente da quanto ci hanno insegnato a scuola, non sono sette bensì dodici: vediamo insieme perché.

Leggi anche: Ascoltare la musica durante il tuo workout ha davvero questi incredibili effetti benefici sul corpo, lo studio

L’origine delle note musicali

L’origine delle note musicali risale a secoli fa, quando i primi teorici della musica cominciarono a formulare sistemi per rappresentare e organizzare i suoni.

Tra i più influenti di questi teorici troviamo Pitagora, il famoso matematico greco del VI secolo a.C., il quale contribuì in modo significativo alla teoria musicale.

Egli scoprì che le lunghezze delle corde tese di strumenti come la lira, quando divise in rapporti numerici precisi, producevano suoni fra loro armonici. Questi rapporti numerici, espressi sotto forma di frazioni, rappresentavano le proporzioni tra le lunghezze delle corde e diedero origine alle prime scale musicali.

L’evoluzione delle scale

Determinare con precisione la frequenza di ciascuna nota musicale è stato un processo lungo e meticoloso. Tra il 1400 e il 1600, è stato introdotto un sistema musicale noto come “temperamento equabile”.

In sostanza, questo sistema prevedeva la suddivisione della scala in modo che il rapporto tra le frequenze di due note consecutive fosse costante, approssimativamente pari a 1,06. Grazie a questo approccio, dopo dodici note, si otteneva una nota con una frequenza doppia, corrispondente a un’ottava di distanza.

Ecco quindi spiegato perché le note musicali sono dodici e non sette, come abbiamo sempre pensato. Alle sette note “principali” che conosciamo (cinque toni e due semitoni) si aggiungono poi cinque note alterate:

  • do diesis (re bemolle)
  • re diesis (mi bemolle)
  • fa diesis (sol bemolle)
  • sol diesis (la bemolle)
  • la diesis (si bemolle).

Immaginiamo per un attimo la tastiera di un pianoforte e la porzione di tasti corrispondente a un’ottava: i tasti bianchi del pianoforte corrispondono ai toni naturali, mentre quelli neri corrispondono ai semitoni (o note alterate), per un totale di 12 tasti.

Non vuoi perdere le nostre notizie ?

Ti consigliamo anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram