Ricordano i biglietti contenuti nei biscotti della fortuna, ma il loro responso può essere fortunato o sfortunato. Per consultarli non basta andare al ristorante, bisogna recarsi presso i templi. Scopriamo questa antica tradizione giapponese
Di sicuro conoscerete i biscotti della fortuna cinesi ma forse ancora non sapete che, a dispetto del nome, la loro origine è giapponese. Ed è sempre dal Paese del Sol Levante che arriva l’omikuji, anche chiamato mikuji, un biglietto che a differenza di quelli contenuti nei biscottini, contiene predizioni di qualunque natura, sia positiva che negativa.
Se i biscotti della fortuna sono facilmente reperibili, altrettanto non si può dire di questi bigliettini profetici, nascosti all’interno di bastoncini di bambù numerati, custoditi in scatole presso templi shintoisti e buddisti.
Per consultarli non basta cenare al ristorante, bisogna recarsi presso il tempio, fare un’offerta, agitare la scatola e capovolgerla in attesa che il biglietto del destino si faccia avanti. Dopodiché solitamente si cerca il numero indicato su appositi cassetti, dov’è custodito l’omikuji con la predizione. Altrove l’omikuji si trova già nella scatola e negli ultimi tempi si sono diffusi veri e propri distributori automatici di biglietti (più o meno) fortunati.
Una volta trovato il proprio omikuji, lo si srotola per leggere il responso: la prima parte riporta una benedizione o una maledizione (più o meno potenti), poi si passa a una previsione positiva o negativa riguardante vari ambiti.
Un omikuji positivo va tenuto ben stretto, un biglietto negativo va appeso al ramo di un pino vicino al tempio oppure annodato su apposite griglie di metallo, onde evitare di portarsi appresso la sfortuna. Conoscevate questa tradizione giapponese?
FONTI: Japan Wonder Travel Blog/Go!Go!Nihon
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