La notte del 23 giugno, che precede la ricorrenza della nascita di San Giovanni, si raccolgono erbe e fiori selvatici da lasciar in infusione. Attorno a questa notte magica ruotano antiche leggende e usanze, tra sacro e profano, legate a delle figure affascinanti e controverse: le streghe.
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Il 24 Giugno è la notte di San Giovanni, la notte delle streghe e, in un passato lontano, prima dei roghi e della repressione, nelle campagne di molte parti del mondo, sarebbe stata una notte magica, di fuochi accesi e cerimonie legate alla fertilità, di danze sfrenate e benedizioni.
Le streghe erano donne medicina, levatrici, guaritrici, a contatto con la vita e la morte. Erano erboriste, e sapevano utilizzare le piante per curare o per ottenere altri risultati…uno di questi è il “volo”. Come facevano le streghe a volare?
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L’iconografia più comune delle streghe le vede volare sul manico di una scopa, o semplicemente “volare”. Dato che ogni leggenda ha un fondamento nella realtà storica, ho abbiamo iniziato a cercare informazioni su questo argomento e i risultati, per chi è appassionato di erbe, sono davvero interessanti.
In particolare abbiamo trovato molteplici riferimenti alla pratica delle streghe di spalmarsi il corpo con uno speciale unguento prima di recarsi in volo al sabba. Secondo le ricerche di Paolo Portone – storico e saggista, la pratica è attestata in numerosi processi a partire dal XV secolo. Interessante a questo proposito è quanto riportava alla metà del Quattrocento, cioè agli inizi della codificazione dello stereotipo stregonesco, il domenicano Johan Nider, autore del celeberrimo Formicarius (stampato a Colonia nel 1479).
Racconta Nider che un giorno, dinanzi a un suo correligionario, una certa donna entrò in un grande recipiente nel quale
... si suole fare la pasta, e vi si accomodò; pronunciate parole malefiche, cosparso di un unguento il capo reclinato, si addormentò e, immediatamente, per opera del demonio, sognò la dea Venere e altre cose superstiziose tanto intensamente da gridare di gioia con voce alterata, e battendo le mani per applaudire, mosse eccessivamente il recipiente in cui sedeva, cosicché esso, precipitando dall’alto sgabello, ferì gravemente il capo della vecchia che vi si era accomodata dentro. …
L’uso di piante allucinogene per scopi sciamanici risale alla preistoria. Nell’Europa medievale erano presenti un certo numero di piante allucinogene di abbastanza facile approvvigionamento.
La segale cornuta
La Claviceps purpurea, un fungo ascomicete chiamato comunemente ergot era responsabile di intossicazioni e morie di massa: quando le spore del fungo raggiungono i fiori della segale (o di altri cereali) producono un micelio di ife che, penetrando in profondità, infettano l’ovario del fiore e si compattano a formare lo sclerozio (Sclerotium clavus). In autunno lo sclerozio cade sul terreno e trascorso l’inverno il fungo ricomincia il suo ciclo vitale. Il fungo produce, inoltre, una secrezione dolciastra che prende il nome di melata, che attrae gli insetti e li rende il veicolo per propagare l’infezione alle altre spighe, che in momenti di carestia spesso venivano raccolte e trasformate in farina: la segale era molto più diffusa del grano sulle tavole dei contadini.
L’ergotismo era spesso fatale, e aveva sempre effetti devastanti sulle comunità che ne erano colpite. Questo morbo poteva presentarsi in due forme: “Ergotismus convulsivus” caratterizzato da sintomi neuroconvulsivi di natura epilettica, o “Ergotismus gangraenosus” caratterizzato da cancrena alle estremità fino alla loro mummificazione.
Tra gli effetti di questa intossicazione vi erano anche le allucinazioni. Questo portava la gente a mettere in relazione la malattia con il demonio o con forze maligne. Con effetti sugli esseri umani simili all’ LSD, l’ergot era un potente allucinogeno ed i suoi alcaloidi sono resistenti anche alle alte temperature dei forni di cottura del pane. Nel 1723, il medico tedesco J. G. Andreas, testimone oculare di una epidemia di ergotismo in Slesia, nel descrivere le manifestazioni del morbo, sottolineava come alcuni fossero scossi da contrazioni dolorosissime, mentre altri “simili a estatici, parlavano in un sonno profondo” e, toccato il parossismo, si destavano riferendo di varie visioni.
Tra le altre piante allucinogene facilmente accessibili c’erano giusquiamo, belladonna, mandragora: secondo Johann Weyer nel suo “Praestigiis Daemonum del 1563, questi sono stati gli ingredienti principali di qualsiasi unguento per il volo delle streghe, a cui aggiungerei, dopo il suo arrivo in Europa dalle Americhe, la datura (Datura stramonium), i cui effetti sono descritti con dovizia di particolari dal Don Juan di Castaneda: l’assunzione della pianta permetteva agli sciamani di trasformarsi nel loro animale totem e di volare.
Giusquiamo
Hyoscyamus niger e Hyoscyamus albus sono piante velenose della famiglia delle Solanaceae. Le loro proprietà psicoattive includono allucinazioni visive e una sensazione di volo ( Schultes & Smith, 1976) e sono state utilizzate in Europa continentale, in Asia, e nel mondo arabo, diffondendosi poi in Inghilterra nel Medioevo. L’uso del giusquiamo dagli antichi greci è stato documentato da Plinio che ha lo definiva essere “della natura del vino e quindi offensivo per la comprensione”, e da Dioscoride che lo prescriveva come sedativo e analgesico (Grieve and Maud 1971) Chiamato Herba Apollinare, era utilizzato per produrre oracoli dalle sacerdotesse di Apollo. Anche il profumo dei fiori ha un effetto rilassante e psicoattivo.
La Belladonna
Atropa belladonna è una delle piante più tossiche presenti nell’emisfero orientale. Tutte le parti della pianta contengono alcaloidi ed il consumo di due a cinque bacche, o di una foglia può essere letale per un essere umano adulto. La radice della pianta è generalmente la parte più tossica, e gli alcaloidi atropina, scopolamina, e iosciamina, provocano sintomi di avvelenamento che includono pupilla dilatata, sensibilità alla luce, visione offuscata, tachicardia, perdita di equilibrio,mal di testa, eruzioni cutanee, vampate di calore, secchezza della gola, ritenzione urinaria, costipazione, confusione, allucinazioni, delirio e convulsioni.
La Mandragora
Mandragora sp. Come molti membri della famiglia delle Solanacee, tutte le specie di Mandragora contengono una moltitudine di alcaloidi biologicamente attivi come atropina, apoatropine, belladonnine, cuscohygrine, iosciamina, scopolamina…rapporti clinici sugli effetti del consumo di piante descritte come Mandragora autumnalis (Mandragora offinarum sl) comprendono gravi sintomi simili a quelli di avvelenamento da atropina, tra cui visione offuscata, dilatazione delle pupille, secchezza delle fauci, difficoltà a urinare, vertigini, mal di testa, vomito, arrossendo e una rapida frequenza cardiaca (tachicardia). Iperattività e allucinazioni sono verificate anche nella maggior parte dei pazienti (Jiménez-Mejías, et al.1990-11-24) (Piccillo et aL, 2002).
Bere una pozione costituita da tali ingredienti poteva portare alla morte, ma le streghe erboriste sapevano che ci sono altri modi per assorbire i principi attivi delle piante, e molto meno pericolosi: uno di questo è l’assorbimento di un unguento a base delle piante indicate tramite pelle e mucose, come la zona delle ascelle, la zona vaginale e l’ano.
Dalle registrazioni del frate Giordano da Bergamo, 15° secolo, veniamo a sapere che il volgo credeva e le streghe confessavano di passarsi sul corpo un attrezzo con il quale si cospargevano di unguento, e in particolare lo passavano tra le gambe…per questo probabilmente le streghe sono spesso rappresentate nude e a cavallo di una “scopa”.
E perché un manico di scopa e non un altro oggetto? Una spiegazione potrebbe essere che le preparazioni di questi unguenti venissero effettuati in piccoli pestelli simili alle zangole per montare la panna, una volta fatte bollire le erbe nel grasso, quindi il bastone che veniva utilizzato per mescolare l’unguento venisse poi utilizzato per cospargerlo, e, data la sua forma, non andrebbero trascurati i benefit derivanti da tale operazione: il piacere sessuale procurato in questo modo, il fatto che queste donne si masturbassero e decidessero di fare ciò che desideravano col proprio corpo, la volontà di reprimere la sessualità femminile ed il suo potere, sono stati tra i motivi principali della repressione femminile da parte della Chiesa.
Una volta cosparse dell’unguento, iniziava “il volo”, che secondo una descrizione dei 1966 da Gustav Schenk si svolge così: “Ogni parte del mio corpo sembrava andare per conto suo, ed ero preso dalla paura di cadere a pezzi. Allo stesso tempo, ho provato una sensazione inebriante di volare. […] Sono salito in alto mentre le mie allucinazioni di nuvole, di cieli bassi, mandrie di animali, […] fiumi di metallo fuso – mi vorticavano attorno…”
Quindi il volo delle streghe avveniva unicamente nelle loro menti, mentre il corpo giaceva in un sonno agitato dalle allucinazioni causate dalle piante allucinogene.
… altro non è che un potentissimo narcotico, il quale lega altamente i sensi e gli seppelisce in un profondissimo sonno.” – Tartarotti. Al risveglio, il viaggiatore non aveva dubbi sul fatto che ciò che aveva vissuto fosse reale.
Questi rituali e procedimenti erboristici sono molto simili a quelli dello sciamanesimo dei popoli nativi di ogni parte del mondo e prima in Europa, poi nel resto delle colonie, furono utilizzate come buona scusa per la l’uccisione e la conversione dei miscredenti, mettendo in relazione le religioni naturali con il demonio e la stregoneria
Una preghiera… e naturalmente non stiamo incoraggiando nessuno a sperimentare queste erbe su se stessi o su altri, sono molto pericolose e possono essere mortali.
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