Mela Viola: la verità dietro al frutto che tutti cercano e condividono, ma non esiste

Avete mai sentito parlare della mela viola? Stiamo parlando di un frutto originario del Saskatchewan, in Canada, che prospera nel clima freddo ed ha un sapore che può ricordare cannella e banana. Peccato si tratti di un fake!

In un’epoca in cui i social media sono in grado di diffondere informazioni a una velocità impressionante, le immagini virali di frutti e piante esotiche, spesso generati artificialmente, stanno diventando sempre più comuni. Un esempio è la cosiddetta “mela viola”, che ha attirato l’attenzione di migliaia di utenti online, spingendoli persino a intraprendere veri e propri pellegrinaggi nella speranza di poter assaporare un frutto che, in realtà, non esiste.

Tutto è iniziato con un post pubblicato su Instagram dall’account Unnaturalist AI , specializzato nella creazione di immagini attraverso l’intelligenza artificiale. Nel post, si vedono alcune mele di un vivace colore viola disposte su un tagliere, con una di esse tagliata a metà per mostrare un interno dello stesso tono brillante.

La didascalia che accompagna le immagini descrive la mela come “originaria del Saskatchewan”, una provincia canadese caratterizzata da un clima rigido. Il frutto viene inoltre presentato come dotato di un sapore particolare, che mescola note di cannella e banana. La descrizione prosegue affermando che le mele viola sono un ingrediente fondamentale nella preparazione di una “salsa di mele viola”, una ricetta celebrata dalle popolazioni indigene del Saskatchewan.

Il racconto, pur affascinante, è completamente falso, le mele viola non esistono in natura, e tutto ciò che riguarda queste immagini è frutto di elaborazioni digitali. Anche se create artificialmente, le immagini hanno fatto il giro dei social, approdando su piattaforme come X (precedentemente conosciuto come Twitter) e Facebook, dove migliaia di utenti incuriositi hanno iniziato a chiedersi dove fosse possibile acquistare queste misteriose mele viola. Alcuni, come riportato da CTV News, sono persino andati oltre, recandosi in Saskatchewan, Canada, alla ricerca di frutteti in cui queste meraviglie colorate venissero coltivate.

A chiarire la situazione ci ha pensato Rachelle Hofmeister, orticoltrice presso il Dutch Growers di Regina, in Saskatchewan. In un’intervista con CTV News , Hofmeister ha confermato che nessuna varietà di mele viola è stata mai sviluppata in quella regione, o altrove. “Abbiamo avuto un sacco di mele che sono state sviluppate in Saskatchewan”, ha spiegato, “ma nessuna di loro è viola. Hanno tutte la polpa bianca e la buccia rossa”. Anche a verità svelata, il post ormai virale aveva già raggiunto un numero talmente alto di persone che l’illusione della mela viola ha continuato a diffondersi.

mele viola 2

Un fenomeno come quello della mela viola dimostra quanto velocemente la disinformazione possa proliferare grazie alla tecnologia e, in particolare, all’uso dell’intelligenza artificiale. Le immagini, per quanto attraenti, sono spesso ingannevoli, e la linea tra realtà e finzione diventa sempre più sottile in un mondo dominato dalla comunicazione visiva istantanea. Gli effetti di queste false narrazioni possono sembrare innocui, ma in realtà hanno conseguenze tangibili. Ad esempio, Hofmeister ha riferito che il centro di giardinaggio di Regina riceve regolarmente richieste di informazioni ogni volta che una nuova immagine di piante generate dall’intelligenza artificiale diventa virale: molti dei clienti che cercano informazioni su questi prodotti inesistenti finiscono per sentirsi imbarazzati quando scoprono la verità.

Il caso della mela viola mette in evidenza l’efficacia dell’intelligenza artificiale nel creare immagini realistiche ed il potere dei social media nel diffondere contenuti senza una verifica adeguata. Se da un lato l’IA offre opportunità straordinarie in numerosi campi, dall’altro solleva preoccupazioni legittime riguardo alla diffusione di informazioni false o fuorvianti. Non è la prima volta che assistiamo a fenomeni del genere. Già in passato, immagini di fiori, piante e frutti “esotici” creati digitalmente hanno catturato l’immaginazione del pubblico e generato ondate di interesse che, una volta smascherate, lasciano dietro di sé un senso di delusione, confusione e smarrimento.

L’ingegneria digitale applicata al mondo vegetale potrebbe sembrare un gioco o un semplice passatempo, quando gli effetti dimostrano il contrario, ossia quanto la questione sia molto seria: la creazione di una realtà che non esiste, e che risulti credibile, è semplicissimo, al pari della facilità con la quale si possono influenzare ed ingannare le percezioni delle persone. Il fenomeno è un chiaro esempio di come l’intelligenza artificiale, combinata con i social media, possa alterare la realtà a tal punto da far credere in qualcosa che non esiste.

Ma perché queste immagini fittizie riescono a catturare così tanto l’attenzione? Parte della risposta potrebbe risiedere nel fascino che esercitano su di noi la rarità e l’inaspettato. Un frutto come la mela viola, che unisce caratteristiche insolite come un colore acceso ed inusuale per la tipologia di frutto in questione, dotata di un profilo aromatico esotico, riesce ad attrarre immediatamente l’occhio e la mente del consumatore. L’idea di scoprire qualcosa di nuovo, di diverso, risveglia una curiosità innata che spesso ci porta a mettere da parte lo scetticismo e ad abbracciare l’illusione.

In un’epoca in cui l’informazione è accessibile con un solo clic, la capacità di discernere tra realtà e finzione diventa vitale. I casi come quello della mela viola ci ricordano quanto sia importante verificare le fonti e non lasciarsi trascinare dal flusso continuo di contenuti che scorrono sui nostri schermi. Le immagini, per quanto affascinanti, non sono sempre quello che sembrano, e talvolta ciò che appare come una nuova scoperta altro non è che il frutto dell’immaginazione digitale.

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