Che origini ha la pinsa? Molto più recenti di quel che credi (e ti spiego anche la differenza con la pizza)

Pinsa romana: storia vera o leggenda? Scopri le origini di questa delizia culinaria, le differenze con la pizza e come riconoscere la vera Pinsa Romana.

La pinsa, un preparato dalla forma ovoidale che potremmo definire come un disco schiacciato di impasto croccante e saporito, ha conquistato il palato di molti negli ultimi anni, diventando una valida alternativa alla pizza. Ma da dove viene questa delizia? Le sue origini sono spesso avvolte nella leggenda, con alcuni che la fanno risalire addirittura all’antica Roma.

Una storia da rivedere?

La narrativa popolare narra che la pinsa fosse un alimento consumato dagli antichi romani, preparato con un impasto di cereali e legumi, e addirittura Virgilio ne parla nell’Eneide. Tuttavia, ricerche storiche approfondite non hanno trovato prove a sostegno di questa teoria.

Le prime testimonianze concrete di qualcosa che possa essere considerato assimilabile alla pinsa risalgono al Medioevo, nei territori del Lazio, dove veniva preparata con un impasto di farro, orzo e grano. Era considerata un cibo povero, consumato principalmente dai contadini.

In realtà, non esistono testimonianze vere e proprie riguardanti l’attuale pinsa, che fino ad una ventina di anni fa non esisteva, né a Roma né nel resto d’Italia. L’ideazione viene infatti rivendicata da Corrado Di Marco, erede di una famiglia di fornai, che la crea nel 2001, con caratteristiche ben definite: forma ovale, mix di farine (soia, frumento, riso e biga), peso del panetto e alta idratazione (75-80%).

Nonostante la mancanza di un riconoscimento statale (come per la pizza napoletana), l’associazione “Originale Pinsa Romana” ha stabilito un disciplinare di produzione, anche se chi non lo rispetta può comunque chiamare il prodotto “pinsa”, ma non riceve il certificato di originalità.

Pinsa vs Pizza: quali sono le differenze?

Nonostante la somiglianza nella forma e nel modo di cottura, pinsa e pizza presentano differenze sostanziali:

  • Impasto: La pinsa utilizza un mix di farine di cereali (in genere frumento, farro, riso e orzo) con idratazione elevata (circa l’80%), lievito madre e lunga lievitazione (72 ore o più). Questo conferisce all’impasto una consistenza leggera, alveolata e altamente digeribile. La pizza, invece, ha un impasto prevalentemente di farina di grano tenero, con minor idratazione e lievitazione più breve.
  • Cottura: La pinsa viene cotta su pietra refrattaria ad alta temperatura (circa 400°C) per un tempo breve, conferendole la sua caratteristica croccantezza all’esterno e morbidezza all’interno. La pizza, pur cotta su pietra, ha generalmente una cottura più lunga e a temperature più basse.
  • Digeribilità: La lunga lievitazione e l’alta idratazione della pinsa la rendono più digeribile rispetto alla pizza, con un minor contenuto di glutine ed una maggiore facilità di assimilazione.

In conclusione, la pinsa, pur non vantando origini antiche come spesso si crede, rappresenta comunque l’espressione di una tradizione culinaria italiana genuina e ricca di gusto. Le sue caratteristiche uniche, come l’impasto leggero e altamente digeribile, la rendono un’alternativa valida e apprezzata alla pizza classica, ed oggi nel mondo possiamo contare oltre 5mila pinserie.

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