Una piccola bambolina in abiti tradizionali a cui raccontare tutto quello che ci angoscia: la soluzione all'insonnia che arriva dai Maya
Spesso, quando ci mettiamo a letto, la nostra mente è ancora affollata dallo stress accumulato durante la giornata, dalle preoccupazioni per il giorno successivo, dall’incombenza di scadenze o urgenze di cui bisogna occuparsi.
È chiaro che, con una disposizione d’animo tanto agitata, prendere sonno e dormire tranquilli per tutta la notte è praticamente impossibile. Ci vorrebbe qualcuno a cui raccontare i problemi che ci attanagliano e ci tolgono il sonno, qualcuno che si prendesse carico delle nostre preoccupazioni per permetterci di riposare bene.
Gli antichi Maya avevano le loro preoccupazioni e avevano trovato un metodo geniale per metterle momentaneamente da parte e dormire sonni tranquilli. Questo metodo, arrivato fino ai giorni nostri, è rappresentato dalla presenza di una Muñeca quitapena sotto il nostro cuscino.
Potremmo tradurre questo nome con “bambola della preoccupazione”: si tratta di una piccola bambolina (alta appena tre o quattro centimetri) realizzate a mano dagli artigiani indigeni che attualmente popolano gli altipiani del Guatemala, costituite da un’anima in legno e fil di ferro e agghindate con colorati abiti della tradizione Maya.
Il “rituale” è molto semplice: prima di mettersi a letto, si prende in mano la bambolina e le si confessano paure, preoccupazioni, ansie e progetti che ci tengono la mente occupata, poi la si sistema sotto al cuscino e ci si addormenta.
Nella notte, la piccola bambola attrarrà a sé le nostre preoccupazioni e ci concederà un riposo sereno. Ma non solo: secondo alcuni indigeni, le bambole della preoccupazione hanno il magico potere di risolvere i nostri problemi, trasformandoli in amuleti.
Non ci sono prove scientifiche dell’effettiva efficacia della Muñeca quitapena come rimedio all’ansia e alle preoccupazioni: ciò che di certo può aiutarci a dormire sonni tranquilli è il fatto di nominare ad alta voce tutto quello che ci stressa e, in questo modo, farlo uscire dalla nostra mente in una sorta di sano “transfert” indirizzato alla piccola bambola.
Un processo molto simile a quello messo in atto dai bambini che raccontano al proprio peluche preferito o all’amico immaginario ciò che li angoscia, liberando la mente. E voi conoscevate questa antica tradizione?
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