Davvero le persone che abitano nelle “zone blu” vivono più a lungo? E perché?

Sembra che ci siano alcune “zone blu” tra cui Ogliastra in Sardegna in cui le persone vivono di più e con meno malattie croniche: scopriamo tutti i loro segreti

Le “zone blu” sono regioni del mondo caratterizzate da una popolazione che tende a vivere più a lungo e con meno malattie croniche rispetto ad altre aree. Il concetto è stato introdotto da Dan Buettner, che ha individuato cinque aree principali: l’isola di Ikaria in Grecia, Ogliastra in Sardegna, Okinawa in Giappone, la Penisola di Nicoya in Costa Rica e la comunità degli avventisti di Loma Linda, in California.

Secondo Buettner, gli abitanti di queste zone condividono abitudini e stili di vita che sembrano favorire la longevità. Nelle zone blu, l’alimentazione è perlopiù a base vegetale, con pochi alimenti trasformati e carne consumata solo occasionalmente.

La dieta è ricca di legumi, verdure, cereali integrali e noci, che apportano fibre, proteine e grassi sani, contribuendo alla salute cardiovascolare e riducendo il rischio di malattie croniche. In molte di queste regioni, il consumo moderato di vino rosso fa parte delle tradizioni sociali e culturali; si ritiene che il vino rosso, soprattutto il Cannonau della Sardegna, possa avere benefici grazie agli antiossidanti che combattono l’invecchiamento.

Tutte le abitudini positive che caratterizzano le zone blu

Un’altra abitudine comune è il cosiddetto “hara hachi bu” di Okinawa, ovvero l’abitudine di fermarsi a mangiare quando si è sazi all’80%, che aiuta a evitare l’eccesso di calorie e riduce il rischio di obesità e altre malattie metaboliche. Inoltre il digiuno notturno prolungato, con l’ultimo pasto consumato nel tardo pomeriggio, è praticato in varie zone blu e sembra avere benefici per la longevità.

L’attività fisica quotidiana è un’altra caratteristica essenziale. Non si tratta di esercizi intensi, ma di un movimento costante integrato nelle attività quotidiane, come camminare, lavorare all’aperto o fare giardinaggio. Questi comportamenti, associati al vivere in contesti naturali, contribuiscono a mantenere in forma sia il corpo che la mente.

Anche il sonno ha un ruolo importante. Gli abitanti delle zone blu rispettano i loro ritmi naturali, dormono le ore necessarie e spesso fanno brevi riposi pomeridiani. Dormire a sufficienza è legato a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e morte prematura.

Oltre alla dieta e all’esercizio fisico, la sfera sociale è fondamentale: il sostegno della comunità, la spiritualità, avere uno scopo nella vita e il legame intergenerazionale aiutano a mantenere una visione positiva e una resilienza psicologica. Queste relazioni e pratiche sociali riducono il rischio di depressione e isolamento, contribuendo a un’esistenza più lunga e sana.

Attenzione però perché nonostante il fascino del concetto, alcuni studiosi rimangono scettici e si chiedono se le zone blu siano un modello sostenibile o semplicemente il frutto di circostanze uniche. Per scoprire la verità, infatti, servono altre ricerche più approfondite.

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Fonte: Blue Zones

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