Zero plastica monouso e fiori selvatici autoctoni, così Re Carlo tenta di rendere la sua incoronazione un po’ più sostenibile

Che sia il Re più green della storia (fino ad ora) pare sia cosa conclamata. Complicato, però, gestire in maniera poco impattante un evento epocale come una incoronazione. Ma gli addetti ai lavori giurano: via ogni tipo di plastica monouso e solo fiori locali, prodotti e disposti in maniera sostenibile. Sarà davvero così?

Ci siamo: l’eterno erede diventato Re sta per celebrare la sua incoronazione. Sabato 6 maggio sarà il momento culminante, quello che Charles aspettava più o meno dall’età di 3 anni. Tutto il tempo, direte voi, per acquisire la fama (tra le altre cose) di nuovo monarca intergenerazionale, dall’atteggiamento green ed ecosostenibile e dalla forte passione per la botanica.

E pare che l’impegno del Re per l’ecologia e la protezione dell’ambiente sarà evidente anche in ogni dettaglio dell’incoronazione.

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Che accadrà, dunque, dinanzi agli occhi festanti dei sudditi britannici in visibilio e degli appena 2mila invitati alla cerimonia?

Zero plastica, inviti su carta riciclata fiori a go go (ma autoctoni)

L’allestimento dell’Abbazia, curato da Shane Connolly, non impiegherà plastica né spugne sintetiche e nessun fiore andrà sprecato.
Se da un lato, infatti, è stata bandita ogni forma di plastica e di plastica monouso, i fiori sono esclusivamente quelli dei giardini reali. All’interno dell’Abbazia di Westminster, ci saranno 30 varietà di tulipani, mele selvatiche, azalee, rododendri e rami di alberi piantati dalla regina Elisabetta II e dal principe Filippo.

Altre specie includono gli ellebori (presenti all’occhiello del re al suo matrimonio del 2005), il mughetto e le orecchiette per la regina. Vedremo anche primule e viole a The Great West Door, mentre ci saranno anche due alte topiarie di tasso ai portoni, che saranno ripiantate subito dopo a Sandringham per diventare un tributo permanente all’incoronazione.

Dappertutto, racconta il fiorista Shane Connolly, responsabile dei fiori per i matrimoni del re e della regina nel 2005, i fiori saranno disposti utilizzando tecniche sostenibili senza schiuma. Tutti i fiori e i rami utilizzati, in ogni caso, saranno donati a Floral Angels, un ente di beneficenza, e saranno riutilizzati in mazzi e inviati a case di cura, rifugi, ospizi e altri membri della comunità locale.

fiori re carlo

©Reuters

I fiori stagionali dell’incoronazione sono stati tutti coltivati nel suolo del Regno Unito, dalla Cornovaglia nel sud-ovest dell’Inghilterra all’isola di Skye nelle Ebridi interne, al largo della costa nord-occidentale della Scozia.

Inoltre, l’invito rivolto a 2mila invitati è stampato su cartoncino riciclato. Opera dell’artista dell’araldica Andrew Jamieson, comprende un disegno ornamentale disegnato a mano ad acquerello raffigurante un universo naturale con fiori, erbe, farfalle, insetti, uccelli e frutti. Presenta anche l’uomo verde dalla faccia frondosa, una figura del folklore britannico che simboleggia la rinascita della primavera. Intorno a lui, in mezzo a un miscuglio di campanule, fiordalisi, fragoline di bosco, mughetto, foglie di quercia, rosa canina, ghiande, rosmarino in fiore e altri fiori di campo britannici, il disegno presenta i quattro fiori nazionali del Regno Unito: il narciso gallese, il cardo scozzese, trifoglio irlandese e rosa inglese.

L’olio cruently-free e altre curiosità

L’olio sacro utilizzato per ungere il re (ebbene, ricordate che nel Regno Unito il Re è confermato capo supremo della Chiesa d’Inghilterra proprio con l’unzione) è stato realizzato utilizzando ingredienti cruelty-free. Le versioni precedenti includevano l’olio di zibetto dalle ghiandole dei piccoli mammiferi e l’ambra grigia dall’intestino delle balene.

Ora, l’ “olio di crisma” è solo olio d’oliva profumato con un mix di oli essenziali, sesamo, rosa, gelsomino e cannella, con aggiunta anche di fiori d’arancio.

Quanto al rito, questo sinora è avvenuto sotto uno sfarzoso baldacchino sorretto da nobiluomini. Non sarà così per Carlo III, che ha invece deciso di farsi ungere dall’arcivescovo di Canterbury dietro un paravento ricamato realizzato per l’occasione.
Nessuna veste nuova, inoltre: Carlo indosseraà infatti il pezzo di velluto cremisi che era stato indossato dal re Giorgio VI all’incoronazione del 1937: è il colubium sindonis, tunica di lino bianca che rappresenta la veste sacerdotale, la cintura della spada e il guanto dell’incoronazione.

L’ombra dei diamanti

Tutto molto bello, ma c’è un ma: Charles sarà incoronato con la storica corona di Sant’Edoardo che è stata utilizzata sin dall’incoronazione di re Carlo II nel 1661 dopo che la monarchia fu restaurata in seguito alla repubblica decennale di Oliver Cromwell. È stata rimossa dalla Torre di Londra a dicembre per modifiche per la cerimonia del 6 maggio.

La corona, che pesa circa 2,2 è costituita da una cornice in oro massiccio incastonata di rubini, ametiste, zaffiri, granati, topazi e tormaline, e ha un cappuccio di velluto con una fascia di ermellino.

Sfarzoso e sfavillante, certo, ma ricordiamoci che la morte della Regina l’anno scorso ha riacceso i riflettori su come quasi tutte gemme reali siano state ottenute dall’impero britannico nel periodo coloniale: nella Corona di Stato imperiale, che il nuovo Re indosserà verso la fine della cerimonia di incoronazione e anche quando apparirà sul balcone di Buckingham Palace, contiene il diamante Cullinan II, talvolta chiamato Seconda Stella d’Africa, fu donato a Edoardo VII il giorno dal Governo del Transvaal, un’ex colonia britannica, nell’attuale Sudafrica. L’altra pietra controversa è il Koh-i-Noor, che però – fanno sapere da Buckingham Palace – non sarà usata nell’incoronazione.

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Fonti: Reuters / The Telegraph / The Royal Family

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