Volodymyr Zelensky: chi è davvero il Presidente ucraino, tra accuse di affarismo e corruzione

Il Presidente ucraino continua a essere una figura divisiva per alcuni osservatori, grande comunicatore ma allo stesso tempo al centro di commenti pro e contro, basati sui fatti di cronaca o su ipotesi, più o meno fantasiose, comprese amicizie piuttosto discutibili

Non è più un segreto per nessuno la carriera “pop” di Volodymyr Zelensky prima dell’investitura a Presidente dell’Ucraina nel 2019 con il 73% delle preferenze per il suo partito Servitore del Popolo.

E non è di certo il primo attore che entra in politica, basti pensare a Ronald Reagan negli USA, rimasto in office per ben due mandati. Quei giorni sembrano lontani anni luce perché il Presidente senza esperienza ha lasciato il passo al Presidente che resiste, accanto ai suoi connazionali, sul territorio. Ma questo non è sufficiente a placare il dibattito sulla sua persona e sulla sua  storia.

Una figura che divide

La sua abilità comunicativa è comprovata tanto che in questi momenti tragici è riuscito, da un lato, a mantenere unito e motivato un popolo sofferente e, dall’altro, è stato capace di parlare al mondo che sostiene gli ucraini. Interviene con discorsi ufficiali presso i luoghi della politica nel mondo.

Attraverso i social parla alle persone e le conduce per mano, una per una, nelle lunghe giornate di guerra quando da dietro la scrivania quando per le strade martoriate, diventando così la fonte primaria delle informazioni.

Attorno alla sua figura, che oggi è il volto della resistenza di un Paese invaso e bombardato dalle forze al comando di Putin, nascono i sentimenti più contrastanti e proliferano commenti pro e contro.

Accuse di amicizia con gli oligarchi

Tra le accuse che più spesso vengono mosse è la sua amicizia poco cristallina con un oligarca come Igor Kolomoisky, un’onta che lo perseguita da quando è entrato in politica.

Kolomoisky è sicuramente un miliardario, proprietario del canale tv 1+1 Media Group che ha mandato in onda la serie Servitore del popolo contribuendo così a lanciare la fama di Zelensky attore prima e politico poi.

Durante la campagna politica, gli oppositori hanno assicurato che 41 milioni di dollari sono transitati da Kolomoisky all’allora candidato, tramite società offshore appartenenti allo stesso Zelensky.

Inoltre i due in periodi diversi hanno avuto lo stesso consulente legale, Andriy Bohdan, per un breve periodo nel Presidential Administrative Office con consulenze in ambito legale, mediatica e amministrativa dell’eletto Zelensky. Ancora, Kolomoisky nel 2019 ha visto un’indagine dell’FBI condotta nei suoi confronti per crimini finanziari connessi a interessi sul suolo a stelle e strisce.

Le rivelazioni dei Panama Papers

L’attenzione sul Presidente ucraino, era sicuramente alta da parte di molti osservatori anche a seguito delle rivelazioni contenute nei Panama Papers e raccolte dall’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ): si parla di proprietà di lusso a Londra, società offshore con sedi nelle Isole Vergini e nel Belize, in comproprietà con amici di lunga data e partner in affari televisivi della Kvartal 95 (lo studio di produzione che Zelensky ha contribuito a far crescere) alcuni dei quali sono entrati nel gabinetto del Presidente o hanno assunto posizioni di rilievo come il Capo dell’agenzia di sicurezza.

Secondo alcuni di questi documenti Zelensky nel corso della campagna elettorale ha reso noti i possedimenti privati come automobili, società offshore e proprietà ma, secondo le indiscrezioni, esistevano altre proprietà tenute nascoste come la Maltex Multicapital Corp di cui deteneva il 25%, poi ceduto a ridosso del primo turno elettorale.

Le critiche politiche

L’arrivo di un ex attore alla carica politica più importante dell’Ucraina, facendo diventare realtà la finzione televisiva che lo aveva visto protagonista, aveva spaventato alcuni osservatori indipendenti. Non erano i suoi contatti, veri o presunti, con gli oligarchi a essere scrutati, quanto le sue qualità di governante.

Dopo le aperture verso un ammodernamento del Paese i dubbi sulle sue capacità politiche e di guida della nazione sono emersi, soprattutto a ridosso di alcuni scandali che hanno reso meno credibile la lotta alla corruzione del programma elettorale.

Nel settembre 2019 viene pubblicata la trascrizione della telefonata intercorsa con Donald Trump il 25 luglio: il presidente Usa aveva fatto pressione sull’omologo ucraino affinché aprisse delle indagini su Joe Biden e il figlio Hunter. Nel corso dell’anno successivo il fratello del Capo di Stato Maggiore è stato sorpreso a “offrire” incarichi governativi previo compenso.

Uno degli avvocati del partito Servant of the People, che aveva causato un incidente, è stato ripreso mentre offriva denaro agli agenti di polizia per evitare una denuncia. Quello che molti hanno rimproverato al Presidente è stata proprio l’eccessiva tolleranza dimostrata verso questi esempi di corruzione. E nemmeno l’approvazione di una legge che vieta agli “oligarchi” di finanziare i partiti politici o di partecipare alle privatizzazioni era riuscita a cambiare la sua discesa nei sondaggi di gradimento.

Sondaggi pre-aggressione russa

Per Transparency International l’Ucraina, nel 2021, era il terzo paese più corrotto nell’area del centro-est Europa, preceduta solo da Azerbaigian e Russia. L’indice di gradimento popolare dell’azione politica di Zelensky era diminuito a progressivamente passando dal 34,1% del marzo 2021 al 29,3% nel mese di novembre. Il livello di fiducia verso Zelensky è sceso decisamente in modo più drastico da febbraio 2020 all’autunno 2021 passando dal 52% al 28,2%. Una percentuale ben lontana da quella della vittoria elettorale.

L’attacco russo ha congelato ogni tipo di rilevazione in questo senso ma è innegabile come questo catastrofico evento abbia certamente contribuito a rinnovare l’unione tra il popolo ucraino e Vladimir Zelensky.

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Fonti: International Consortium of Investigative Journalists; Statista; Transparecy International

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