Gli indigeni del Brasile hanno ottenuto una vittoria storica proprio ieri, quando Lula ha annunciato la demarcazione di 6 terre ancestrali. C'è ancora molto da fare per assicurare il massimo dei diritti alle popolazioni indigene di tutto il mondo, ma questo è sicuramente un primo importante passo avanti
C’è grande entusiasmo e soddisfazione per la storica vittoria del movimento indigeno in Brasile che ha ottenuto la ripresa della politica di demarcazione dei territori originali, quelle terre ancestrali troppo spesso depredate e sfruttate (insieme alle loro popolazioni) a fini economici da affaristi senza scrupoli.
Negli ultimi anni, proprio in quanto non tutelate, le comunità indigene in tutto il Paese sono state invase da accaparratori di terra, taglialegna, minatori, criminali ecc. e si è verificato uno sfruttamento illegale di risorse, come legno e oro, sempre più massiccio.
Sia pur lentamente, sembra che le cose stiano cambiando con la presidenza Lula. Ieri, infatti, durante l’Acampamento Terra Livre (ATL), la più grande assemblea indigena del Brasile, Lula ha proclamato la demarcazione di sei nuove terre indigene, annunciando anche altre misure che rafforzano la politica a favore dei diritti dei popoli indigeni.
Ovviamente la notizia è stata accolta con grande gioia dalle comunità interessate ma anche dai tanti sostenitori del movimento indigeno. Pensate che era dal 2018 che nessun territorio veniva più demarcato in Brasile, ledendo gravemente i diritti delle popolazioni indigene e lasciando diversi gruppi etnici esposti a violenze di vario tipo e al rischio di sterminio.
Le terre indigene delimitate sono TI Arara do Rio Amônia (AC); TI Kariri-Xocó (AL); TI Rio dos Indios (RS); TI Tremembé da Barra do Mundaú (CE); TI Uneiuxi (AM); e TI Avá-Canoeiro (GO).
Come però ricorda Greenpeace Brasil:
Nonostante l’annuncio sia una buona notizia, le demarcazioni delle Terre Indigene sono ancora molto al di sotto delle aspettative del movimento indigeno e di coloro che seguono la questione. Secondo il Consiglio missionario indigeno (Cimi), ad esempio, attualmente in Brasile ci sono 871 terre indigene in attesa di demarcazione. Di queste, 598 sono senza alcun tipo di azione intrapresa e sono in attesa che l’Unione inizi l’elaborazione.
Siamo ancora lontani, dunque, dal restituire tutte le terre ai loro legittimi “proprietari” ma quello accaduto ieri è sicuramente un primo piccolo ma importante passo.
Delimitare le terre indigene, infatti, è estremamente importante. Sintetizza bene le motivazioni sempre Greenpeace Brasil:
Oltre ad essere una questione di giustizia per i popoli ancestrali, la delimitazione delle terre indigene aiuta a conservare la natura, protegge la biodiversità, poiché aiuta a proteggere fiumi, foreste e animali; e aiuta a combattere la crisi climatica, poiché gli alberi fungono da enormi depositi di carbonio.
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Tanti ottimi motivi oltre a quello principale: la terra è un diritto che i popoli indigeni si sono conquistati dopo anni di lotte e resistenze. La demarcazione consente alle comunità indigene di vivere mantenendo i propri costumi, lingue e credenze, permettendo così la loro stessa sopravvivenza sia fisica che culturale.
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Fonte: Greenpeace
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