In questi giorni, il Governo di Lula ha iniziato a mandar via i coloni che svolgono attività illegali, come deforestazione e estrazione dell’oro, dai territori di due popoli nativi, una mossa che interesserà migliaia di persone che vivono nel cuore della foresta amazzonica
È bastata una dura lotta e una sentenza dello scorso settembre dalla Corte Suprema, perché il Governo brasiliano cominciasse a espellere migliaia di persone non indigene residenti nei territori protetti di Apyterewa e Trincheira Bacajá, nello Stato settentrionale di Pará, nella foresta Amazzonica.
L’obiettivo sarà restituire le terre ai popoli originari della regione, a cui appartengono circa 2500 persone – delle etnie Parakanã, Mebengôkre Kayapó e Xikrim – distribuite in 51 villaggi.
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A dirlo in un comunicato è la Agência Brasileira de Inteligência, l’agenzia di intelligence brasiliana (ABIN), secondo cui l’amministrazione di Lula vorrà restituire proprio i territori di Apyterewa e Trincheira Bacaja alle popolazioni indigene. Si tratta di territori che si trovano intorno ai comuni di Sao Félix do Xingu, Altamira, Anapu e Senator José Porfirio.
La presenza di estranei nel territorio indigeno minaccia l’integrità degli indigeni e provoca altri danni, come la distruzione delle foreste – afferma l’agenzia. Inoltre, circa 1.600 famiglie vivono illegalmente in quella regione, e alcuni sono coinvolti in attività illecite, come l’allevamento del bestiame e l’estrazione dell’oro, oltre a distruggere la vegetazione autoctona.
Il territorio Apyterewa è stato il più deforestato del Brasile per quattro anni consecutivi, secondo i dati ufficiali. Ora si spera in un cambio di rotta e che, soprattutto, le popolazioni indigene possano vivere una volta per tutte in pace.
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Fonte: Agência Brasileira de Inteligência
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