Violazione dei diritti umani: basta usare mercurio per estrarre l’oro, il nuovo report delle Nazioni Unite

Un rapporto presentato da Marcos Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, chiede la fine del commercio di mercurio e in particolare il suo utilizzo nell'estrazione dell'oro su piccola scala. Questo provoca ancora gravi violazioni dei diritti umani nei confronti delle popolazioni di America Latina, Asia e Africa

È necessario fermare le violazioni dei diritti umani legate all’utilizzo di mercurio nell’estrazione dell’oro. Sono infatti ben 15 milioni gli uomini, le donne ma anche i bambini che in tutto il mondo si trovano in condizioni potenzialmente pericolose per la vita, proprio a causa del contatto con il mercurio, utilizzato nell’estrazione dell’oro su piccola scala.

A dirlo è un rapporto presentato da Marcos A. Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, che rileva come i siti di estrazione dell’oro contaminati da mercurio, e l’inquinamento da mercurio accumulato nella catena alimentare, non solo mettono a rischio già milioni di persone ma potrebbero avvelenare anche innumerevoli generazioni future.

Come si legge infatti nel rapporto:

L’aspetto più devastante dell’estrazione [dell’oro su piccola scala], per i lavoratori e per la comunità globale, è l’uso del mercurio per estrarre l’oro dal minerale… con gravi conseguenze per milioni di minatori, donne vulnerabili e bambini, popolazioni indigene, ecosistemi e vita acquatica.

Orellana, che insegna diritto ambientale internazionale alla George Washington University negli Stati Uniti, ha scoperto che la domanda di mercurio utilizzato nelle miniere d’oro su piccola scala proviene da tre regioni chiave:

  • Sud America (39%)
  • Asia orientale e sudorientale (37%)
  • Africa subsahariana (21%)

Il rapporto in pratica esorta a colmare le lacune nella Convenzione di Minamata, l’accordo globale sulla protezione della salute umana e dell’ambiente dall’inquinamento da mercurio, che permette ancora alcune violazioni dei diritti umani.

La Convenzione prende il nome dal devastante avvelenamento da mercurio subito dagli abitanti di Minamata, in Giappone, un piccolo villaggio costiero di pescatori. Qui, per decenni, la società chimica Chisso ha scaricato rifiuti contaminati da mercurio nel mare, provocando a migliaia di residenti gravi problemi di salute e morte, a causa del consumo di pesce contaminato da questo metallo pericoloso.

Cosa chiede il rapporto

Tra le altre raccomandazioni, il rapporto delle Nazioni Unite chiede di modificare la Convenzione di Minamata per:

  • Porre fine al commercio internazionale di mercurio
  • Porre fine all’estrazione del mercurio in 10 anni
  • Proibire l’estrazione dell’oro su piccola scala come uso consentito del mercurio, con riduzioni immediate ed eliminazione del mercurio nell’estrazione dell’oro su piccola scala entro 3-5 anni nell’ambito dei piani d’azione nazionali

L’UE e gli Stati Uniti hanno vietato le esportazioni di mercurio già da oltre 10 anni e la maggior parte degli usi di questo metallo nei prodotti e nei processi industriali è stata gradualmente eliminata. Molti Paesi però continuano a trarre profitto da questo commercio che avvelena.

Come ha dichiarato Yuyun Ismawati, consigliere capo dell’International Pollutants Elimination Network (IPEN):

Questa situazione è inaccettabile. Dobbiamo porre fine immediatamente al commercio di mercurio perché le persone avide continuano a fare profitti, protetti da persone influenti, creando sofferenze a lungo termine a molti. La tragedia di Minamata ci ha insegnato che ripulire i siti contaminati è costoso e lascia popolazioni vulnerabili che non godranno mai più del loro diritto a vivere in un ambiente sano.

I danni del mercurio

Gli impatti del mercurio, un pericoloso metallo neurotossico, sono infatti noti da tempo e l’uso continuo e diffuso di questo materiale per estrarre oro da minerali di scarsa qualità (sistema regolarmente usato da minatori d’oro su piccola scala), si traduce in gravi conseguenze per la salute umana.

Il mercurio può danneggiare i reni e il cuore e causare danni cerebrali permanenti, con conseguenti irritabilità, tremori, alterazioni della vista e problemi di udito e memoria. Le donne in età fertile sono particolarmente a rischio poiché l’esposizione al mercurio è collegata a malformazioni congenite e danni allo sviluppo del feto.

L’IPEN ha lavorato a lungo per l’eliminazione dell’inquinamento da mercurio, anche nelle miniere d’oro su piccola scala, e sostiene le raccomandazioni del nuovo rapporto.

Tra le altre cose, il report documenta molti casi di popolazioni indigene, specialmente in Amazzonia, minacciate, attaccate e costrette a consentire ai cercatori d’oro di invadere la loro terra, distruggendo gli ambienti fluviali, contaminando le fonti alimentari, decimando la fauna selvatica e destabilizzando il loro tessuto sociale con l’uso di violenza, droga e prostituzione.

E non è ancora tutto. Il rapporto delle Nazioni Unite rileva che il mercurio utilizzato dai minatori d’oro su piccola scala viene scaricato senza protezioni ambientali, contaminando l’aria e la terra e riversandosi nei fiumi, laghi e oceani del mondo a un ritmo davvero scioccante, stimato in migliaia di tonnellate l’anno.

Ovviamente, i minatori e le comunità circostanti sono direttamente colpiti, la contaminazione è diffusa, con effetti dannosi sulle comunità a centinaia o migliaia di chilometri dall’estrazione dell’oro, a causa della contaminazione da mercurio della catena alimentare, in particolare di quella acquatica.

Il risultato è che molte specie di pesci predatori più grandi accumulano livelli pericolosi di mercurio che trasmettono poi alle persone che consumano pesce come principale fonte di proteine ​​alimentari. Gli studi dell’IPEN hanno rilevato livelli di mercurio molto elevati nelle donne in età fertile in decine di piccoli stati insulari in via di sviluppo dove i residenti hanno diete a base di pesce, comprese le isole del Pacifico. Nessuno di questi luoghi ha miniere d’oro su piccola scala.

Immaginate cosa può succedere a chi vi è ancora più direttamente esposto.

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Fonte: United Nations

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