Sequestrato un altro laboratorio cinese in Lombardia: l’opificio produceva capi di alta moda a Samarate, nella provincia di Varese
Capi di abbigliamento di quelli che si definiscono di “alta sartoria”, tale per cui il prezzo è, in negozio, sulle centinaia di euro. Ma nulla di più falso: lavoratori clandestini – diversi anche di origine cinese – producevano, in nero, vivendo in un capannone in condizioni igienico-sanitarie precarie, questi vestiti per griffe di alta moda in un edificio sprovvisto di ogni permesso o certificazione.
È quanto scoperto dalla Guardia di Finanza a Samarate, nel Varesotto.
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Qui erano prodotti capi di abbigliamento per un costo di 8 euro che poi venivano rivenduti almeno a 400 euro ciascuno. Una volta all’interno dei laboratori, i militari della Guardia di Finanza avrebbero trovato anche diversi lavoratori che vi dormivano, oltre ad alcuni minori (per i quali è stata allertata l’assistenza sociale).
Il titolare dell’attività, un cinese di 52 anni (la ditta aveva sede legale a Torino ma produceva tutto a Samarate), è stato denunciato per caporalato, sfruttamento e ospitalità di manodopera clandestina e gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Indagata anche la proprietaria del capannone, una samaratese di 43 anni con le accuse di abusivismo edilizio,per la presenza di locali dormitorio non dichiarati.
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