Le lobby delle armi pressano l’UE per classificare gli investimenti militari come “socialmente sostenibili”

L'Unione Europea sta pensando di cambiare la propria tassonomia relativa alle armi, alla luce del conflitto in Ucraina. La piattaforma comunitaria sulla finanza sostenibile ha chiesto che la produzione di armi continui ad essere considerata come dannosa, ma, dicono i produttori di armi, in questo modo si limiterebbero le opzioni di finanziamento e quindi la capacità di fornire sistemi di difesa alle forze armate europee

La piattaforma dell’UE sulla finanza sostenibile ha chiesto che la produzione di armi sia classificata come dannosa, ma questa mossa è stata criticata dalle lobby delle armi. Secondo l’AeroSpace and Defense Industries Association (ASD), l’etichetta “limiterebbe le opzioni di finanziamento e quindi la capacità di fornire sistemi di difesa alle forze armate europee”.

Una discussione che alla luce della guerra in Ucraina sta diventando ancora più forte. Non si tratta più di un conflitto fra due Paesi vicini, una mera lotta per la predominazione di un territorio conteso, ma sta già assumendo i tratti di uno scontro di portata ben più ampia, che coinvolge l’Europa nella sua interezza, Motivo per cui la comunità europea sta valutando l’eventuale necessità di “correre ai ripari” in termini di armamenti e difese militari.

Quello che sappiamo è che l’Unione Europea ha già concordato all’unanimità lo stanziamento di un fondo di un miliardo di euro per fornire armi e altre attrezzature a un Paese, l’Ucraina, che sta subendo attacchi dalle forze di Mosca. È la prima volta nella storia dell’UE che si verifica una circostanza simile.

Oltre a questo, mentre si registra un aumento nella produzione e nella vendita di armi nel continente, i singoli Stati membri dell’UE stanno già aumentando le risorse economiche a sostegno del comparto della difesa. Si pensi solo che un Paese come la Svezia, fino ad ora neutrale, ha recentemente modificato la propria politica interna per consentire il finanziamento al settore della difesa.

Anche il governo tedesco ha scelto di stanziare un fondo di ben 100 miliardi di euro da investire in difesa e forze militari. Ma non solo: Berlino ha chiesto esplicitamente che i produttori di armi che operano nell’UE vengano considerati conformi ai criteri ESG – indicazione dei criteri di natura non finanziaria che misurano l’impatto ambientale (E), il rispetto dei valori sociali (S) e gli aspetti di buona gestione (G).

Al contrario, la piattaforma comunitaria sulla finanza sostenibile ha chiesto che la produzione di armi continui ad essere considerata come dannosa – ma tale richiesta è stata vista di malocchio dall’AeroSpace and Defense Industries Association (ASD) poiché in questo modo si limiterebbero le opzioni di finanziamento e quindi la capacità di fornire sistemi di difesa alle forze armate europee.

Ovviamente, sulla decisione che l’UE dovrà prendere nel prossimo futuro pesano molto le pressioni di lobby e altri attori coinvolti nella produzione e nel commercio delle armi.

Le attività dannose contemplate dalla tassonomia attuale

Nel report pubblicato solo lo scorso febbraio, si precisa che:

Nella tassonomia ambientale, le attività dannose per l’ambiente sono quelle considerate dannose in ogni situazione, senza che vi sia la possibilità di miglioramenti sensibili in chiave sostenibile. Attualmente, la tassonomia ambientale esclude solo la produzione di energia elettrica da fonti fossili – questo perché l’energia da fonti fossili non può essere prodotta in modo da non danneggiare l’ambiente.

Anche la tassonomia sociale segue lo stesso ragionamento, segnalando come attività significativamente dannose quelle che rappresentano in ogni circostanza una minaccia per gli esseri umani e che non possono in alcun modo essere rese meno dannose.

Ci sono due modi per stabilire che una certa attività sia “socialmente pericolosa”: da una parte abbiamo le convenzioni siglate a livello internazionale – per esempio quelle che si riferiscono all’utilizzo di alcuni tipi di armi; dall’altra l’evidenza scientifica degli effetti dannosi per la società di alcune attività (ad esempio, i noti effetti negativi del tabacco e delle sigarette sulla salute umana).

Esistono numerosi protocolli, leggi e convenzioni che rimarcano la pericolosità sociale delle armi, che regolamentano e limitano l’uso di alcuni tipi di armamenti e ordigni – come ad esempio le armi nucleari o biologiche, i veleni, i proiettili che si espandono o che esplodono una volta entrati nel corpo della vittima e così via.

[…] Bisogna infine tenere a mente che attività considerate dannose in una tassonomia (ad esempio la creazione di energia elettrica da carbone nella tassonomia ambientale) saranno automaticamente escluse anche dall’altra tassonomia.

La conclamata pericolosità delle armi è quindi il motivo per cui si sta valutando di considerare la loro produzione come attività socialmente dannosa nella sua tassonomia sociale pianificata – ma tale proposta si scontra, come abbiamo detto, con i produttori di armi che ritengono il loro lavoro necessario alla difesa dell’Unione e pertanto insindacabile.

La pericolosità delle armi

L’evidente letalità delle armi non è l’unico motivo per cui queste dovrebbero essere considerate dannose. Il settore della difesa rientra nel mirino della corruzione a causa della grande quantità di denaro coinvolta, degli stretti legami tra contratti di difesa e politica e del famigerato velo di segretezza sotto il quale opera il settore.

Non bisogna dimenticare, inoltre, l’impatto ambientale della produzione di armi: oltre allo sfruttamento delle materie prime (soprattutto metalli), in molti Stati membri dell’UE le emissioni dei militari rappresentano più della metà dell’intera impronta di carbonio di un Paese.

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Fonti: Reuters / European Commission / Euroactiv

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