Scoperti resti dell’uomo di Neanderthal di 300 mila anni fa. Lo studio tutto italiano che potrebbe cambiare la storia

Due denti dell’uomo di Neanderthal potrebbero cambiare la storia: i resti hanno 300.000 anni e sono più antichi di questa antica specie umana

Due denti appartenuti all’uomo di Neanderthal potrebbero cambiare la storia: i resti, ritrovati da un gruppo di ricerca dell’Università  degli Studi di Ferrara nel sito di Ciota Ciara (Borgosesia, VC), hanno 300.000 anni e sono in assoluto i più antichi di questa estinta specie umana.

Si tratta in particolare di un canino e un molare inferiore, individuati negli stessi livelli stratigrafici (ovvero ad un’analoga profondità geologica) in cui erano stati trovati resti umani nel 2019, in quel caso un osso occipitale (parte della porzione posteriore del cranio) e un secondo incisivo inferiore, probabilmente appartenenti d un giovane adulto.

Quest’ultima scoperta accende una nuova luce sull’uomo di Neanderthal, tradizionalmente visto come “uomo primitivo” nel senso stretto del termine, ovvero con scarse abilità tecniche, dedito solo alla caccia e alle guerra.

uomo di neanderthal resti 300 mila anni

©Università degli Studi di Ferrara

Tale convinzione sta pian piano venendo meno in realtà, con recenti ricerche che dimostrano come sapesse lavorare le fibre naturali, avesse inventato (lui, non i Sapiens) la pittura rupestre e che addirittura amasse passare il tempo libero in spiaggia.

Oggi un importante tassello in più che permetterà di apportare nuovi e fondamentali elementi alla storia evolutiva della nostra specie.

“I dati emersi – spiega infatti Marta Arzarello, che ha guidato lo studio – permettono di affermare che l’uomo preistorico ha sfruttato le rocce locali per la produzione di strumenti e che […] in alcuni casi ha raccolto delle materie prime di migliore qualità più distanti dal sito e ha portato alla Ciota Ciara strumenti già confezionati”.

Le analisi degli archeologi dimostrerebbero infatti che il sito è stato utilizzato solo in una prima fase come rifugio durante la caccia ma successivamente per delle occupazioni più lunghe, probabilmente stagionali per poi finire con un’ultima occupazione di breve durata.

uomo di neanderthal resti 300 mila anni

©Università degli Studi di Ferrara

Inoltre precedenti indagini condotte sui denti dei micromammiferi (piccoli roditori), ha stabilito come il clima fosse temperato, con un incremento dell’aridità e un abbassamento delle temperature nei livelli più bassi.

Il ritrovamento anche di resti di altri carnivori come la pantera, il leone, la lince, il lupo, il tasso e la martora, indicherebbe infine che la grotta è stata probabilmente occupata da queste specie nei periodi in cui l’uomo non era presente.

Ancora un colpo, probabilmente decisivo, all’idea che l’uomo di Neanderthal fosse molto “indietro” nella scala evolutiva rispetto ai Sapiens che, tra l’altro, hanno sì contribuito alla loro estinzione ma forse nemmeno in modo decisivo: da uno studio dello scorso anno, infatti, emerge come la scomparsa dei Neanderthal, avvenuta circa 40.000 anni fa, potrebbe essere avvenuta più dalla loro esigua popolazione (circa 10.000 individui) che dalla presunta superiorità dei Sapiens.

Ancora riteniamo dunque di essere migliori di tutto e di tutti?

I resti umani saranno presentati nel corso di una conferenza stampa nell’autunno 2020.

Fonti di riferimento: Università  degli Studi di Ferrara

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