Al di là dell'estrema varietà linguistica, tutti gli idiomi del mondo condividono i termini basilari per indicare un concetto estremamente concreto: la spazialità
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Si ritiene che nel mondo esistano attualmente più di 7.000 lingue diverse per origine, storia, influenze culturali, modelli comunicativi, pronuncia.
Eppure, in questa varietà così ampia da essere quasi impossibile da immaginare, esistono dei punti di convergenza che accomunano tutti i sistemi di comunicazione verbale presenti sul Pianeta – come ha dimostrato questo studio recentemente pubblicato dai ricercatori di un’università inglese.
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Lo studio
L’obiettivo dei ricercatori inglesi era comprendere se i cosiddetti “dimostrativi spaziali” – ovvero quelle parole, aggettivi e avverbi, utilizzati per indicare oggetti e persone vicine a chi parla o lontane da chi parla – fossero presenti in tutte le lingue.
Per ottenere conferma di ciò, i ricercatori hanno reclutato quasi 1.000 parlanti nativi di 29 lingue appartenenti a diverse famiglie linguistiche – fra cui inglese, italiano, norvegese, telugu, vietnamita e tseltal.
A tutti i partecipanti allo studio, i ricercatori hanno mostrato delle immagini di una serie di oggetti di diversi colori e forme: in tutti i casi, si trattava di oggetti chiaramente definibili dai parlanti con termini specifici. Hanno chiesto ai partecipanti poi di nominare ciascun oggetto nella loro lingua.
Nella seconda parte dello studio, le immagini sono state spostate a diverse distanze:
- alla loro portata dei partecipanti;
- fuori dalla portata dei partecipanti ma alla portata del ricercatore di fronte a loro;
- fuori dalla portata di entrambe le parti.
A ogni riposizionamento dell’immagine, al parlante veniva chiesto di descriverlo nella propria lingua usando il suo colore, il suo nome e, soprattutto, un dimostrativo spaziale – ad esempio “questo triangolo giallo”.
L’esperimento è stato ripetuto più volte per tutti i parlanti delle diverse lingue. Quando i dati sono stati raccolti e analizzati statisticamente, il risultato è stato chiaro.
Nelle diverse lingue del mondo, le parole utilizzate per “questo” e “quello” differiscono notevolmente nell’ortografia e nella pronuncia, ma il loro significato concettuale resta sempre lo stesso.
Abbiamo scoperto che in tutte le lingue che abbiamo testato, esiste una parola per gli oggetti che sono alla portata di chi parla, come ‘questo’ in inglese, e una parola per gli oggetti fuori portata, ‘quello’ – ha dichiarato il professor Kenny Coventry, autore dello studio. Questa distinzione può spiegare l’origine evolutiva precoce dei dimostrativi come forme linguistiche.
In altre parole, al di là della lingua utilizzata per comunicare, esistono delle dinamiche concettuali che sono proprie dell’essere umano e che non risentono del retaggio culturale.
La rilevanza culturale dei dimostrativi spaziali
I dimostrativi spaziali rivestono un ruolo cruciale non solo per la comunicazione interpersonale ma anche per la comprensione culturale. Sebbene i termini come “questo” e “quello” possano sembrare semplici indicatori spaziali, nelle diverse culture assumono significati profondi e possono riflettere le modalità in cui le persone percepiscono la vicinanza o la distanza sociale. Ad esempio, in alcune lingue asiatiche, la distinzione tra oggetti vicini o lontani si estende a categorie sociali e gerarchiche, indicando rispetto e formalità. Questo dimostra come l’evoluzione dei dimostrativi non risponda solo a bisogni pratici di identificazione nello spazio, ma anche alla necessità di codificare valori e norme condivise all’interno di una comunità.
Il ruolo dei dimostrativi nell’apprendimento linguistico
I dimostrativi spaziali sono tra le prime parole apprese dai bambini, segnalando la loro importanza nello sviluppo linguistico. La loro semplicità e universalità li rendono fondamentali nell’insegnamento delle lingue straniere, facilitando l’acquisizione di concetti base e di orientamento nello spazio. Secondo lo studio, la comprensione dei dimostrativi spaziali è innata e viene perfezionata rapidamente nei primi anni di vita, poiché i bambini li utilizzano per navigare il proprio ambiente e costruire interazioni sociali. Questa rapidità nell’apprendimento evidenzia l’importanza di questi termini come “mattoni” del linguaggio, essenziali per sviluppare le capacità comunicative fondamentali, indipendentemente dalla lingua madre.
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Fonti: Nature Human Behavior / University of East Anglia
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