Trump cancella gran parte dei parchi nazionali: in pericolo le terre delle tribù indigene

Donald Trump cancella gran parte del Bears Ears National Monument, area protetta dello Utah e ordina la riduzione del 47% del Grand Staircase-Escalante. Una decisione che di fatto abolisce limiti e restrizioni nello sfruttamento delle terre dei nativi americani e manda su tutte le furie gli ambientalisti.

Donald Trump cancella gran parte del Bears Ears National Monument, area protetta dello Utah e ordina la riduzione del 47% del Grand Staircase-Escalante. Una decisione che di fatto abolisce limiti e restrizioni nello sfruttamento delle terre dei nativi americani e manda su tutte le furie gli ambientalisti.

Con una sola firma, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha proclamato un ridimensionamento di due monumenti nazionali su cui vigevano prima delle limitazioni stabilite dai predecessori Obama e Clinton.

Nello specifico, il Bears Ears National Monument era stato dichiarato monumento nazionale da Barack Obama nel 2016 e adesso sarà ridotto del 90%, mentre il Grand Staircase-Escalante National Monument, istituito da Bill Clinton nel 1996, sarà ridimensionato del 45%.

In poche parole, questo significa che queste aree non saranno di fatto più soggette a tutela ambientale e potranno essere sfruttate e deforestate ai danni delle cinque tribù indiane (dai Navajo agli Hopi) che vivono nella zona.

Trump ha definito la sua mossa come una ‘decisione storica’ e di fatto lo è, perché mai nessuno, da quando è stato istituito l’Antiquities Act, ovvero nel 1906, (che conferisce al presidente la facoltà di dichiarare aree protette), ne aveva abolita una.

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Secondo il presidente americano, la scelta è stata obbligata e l’obiettivo quello di ‘riconsegnare il territorio alla gente, senza lasciarla a un gruppo ristretto’.

In realtà, questi territori potrebbero adesso diventare terre sfruttate per l’estrazione del petrolio e di gas ma anche per attività minerarie e commerciali legate al turismo. Ne sono convinti gli ambientalisti che promettono una battaglia legale.

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Di fatto, la decisione è una vittoria per le multinazionali di combustibili fossili che possono adesso mettere mano su quei territori che prima erano sotto tutela ambientale. Secondo i nativi l’area ospiterebbe anche circa mille siti archeologici e le tombe di molti combattenti indiani che sono morti per difendere i loro diritti. Cosa ne sarà adesso delle tribù che vivono qui?

Dominella Trunfio

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