Note e protocolli mai tradotti prima in inglese, disposizioni sballate sul consumo della carne. Ecco cosa emerge dai documenti sul disastro di Chernobyl.
Disastro nucleare di Chernobyl: l’incidente che causò migliaia di casi di tumori e di sfollati e una nube radioattiva enorme, fu l’unico e il solo? E, soprattutto, i cittadini furono allora correttamente informati su quello che sarebbe successo dopo?
Il National Security Archives americano ha appena pubblicato per la prima volta dopo 33 anni i documenti sull’incidente (“Top Secret Chernobyl” è la prima parte di un dossier in due volumi. La seconda parte includerà rapporti militari sovietici sulla contaminazione da radiazioni e altro reazioni straniere al disastro), dai quali sbucano fuori altre verità e i tentativi dei sovietici di insabbiare informazioni sulle radiazioni, con indicazioni date a metà alla popolazione sulle aree contaminate e sul cibo da consumare e protocolli mai tradotti prima in inglese.
Documenti dell’Unione Sovietica, note, protocolli e diari delle sessioni del Politburo subito dopo il disastro del 1986 descriverebbero, insomma, in dettaglio, una sequenza di rivelazioni shock: le fonti chiave includono protocolli del Politburo Operational Group su Chernobyl che sono stati pubblicati in russo dalla giornalista ed ex deputato supremo sovietico Alla Yaroshinskaya nel 1992.
La pubblicazione National Security Archives oggi inizia proprio con un suo saggio, che esamina la storia di Chernobyl e gli sforzi risalenti al 1986 per documentare ed esporre tutte le bugie e il segreto che circondava l’intero disastro.
I due “disastri”, i malati e la carne che si poteva mangiare
Proprio così. Non c’è solo l’incidente che tutti noi conosciamo, ma anche tutto ciò che sarebbe avvenuto nei giorni e nei mesi successivi all’esplosione del reattore nucleare. È quello che gli esperti chiamano “meltdown” della centrale dovuto a “strane” direttive da parte dei massimi vertici sovietici, dalle riunioni d’emergenza del Politburo ai più oscuri funzionari di quella che era la nomenklatura russa.
Dal dossier, che contiene note, resoconti e protocolli pubblicati nei giorni immediatamente successivi alla catastrofe, emerge che le autorità della allora URSS cercarono di nascondere le conseguenze dell’esplosione, di arrivare a un “aggiustamento della realtà” che non poteva non avere conseguenze sulla salute degli stessi cittadini sovietici.
Allora scrivevano:
“Il ministero della Salute dell’Unione Sovietica ha approvato nuovi livelli accettabili di radiazione ai quali il pubblico può essere esposto, e che sono 10 volte superiori ai livelli precedenti. In casi speciali, sono accettabili livelli superiori 50 volte a quelli precedenti”.
Insomma, c’erano sì migliaia di persone ricoverate negli ospedali (il numero degli ammalati cresceva, come peraltro documentato dalla minuta numero 12 del 12 maggio, secondo cui in quel momento “10.198 persone sono state ricoverate in ospedale, di queste 345 mostrano sintomi di malattia da radiazione”), ma le autorità sovietiche cambiarono di punto in bianco i limiti dell’esposizione a quelle mortali radiazioni nucleari.
E non solo, in tantissimi furono anche rimandati a casa, anche quelli più deboli ed esposti alle conseguenze più negative delle radiazioni.
“Classificato. Minuto numero 29, 23 giugno 1986. Rapporto sulla possibilità di far rientrare bambini e donne incinta nelle aree con livelli di radiazioni nella fascia tra 2 millirem all’ora fino a 5 millirem all’ora”.
Come racconta la Yaroshinskaya “per avere un confronto, il governo statunitense stabilisce a meno di 6000 millirem all’anno la massima esposizione per un adulto che lavora con materiale radioattivo e raccomanda che feti umani non debbano essere esposti a più di 50 millirem al mese”.
Come se non bastasse, dal Politburo arrivavano anche delle “ricette” volta a rendere commestibile carne e latte contaminato, consigliando la lavorazione di carne contaminata dalla radiazione trasformandola in salami e derrate di cibi conservati:
“Segreto. Protocollo n. 32. 22 agosto 1986. (…) Paragrafo 10: “Considera opportuno conservare le carni con un livello elevato di contaminante radioattivo nella riserva del governo, in deposito, nonché soggette all’acquisto nell’anno in corso”.
E quello che si legge a riguardo della macellazione degli animali è davvero da stomaci forti:
“Top secret. Risoluzione del Politburo del Comitato centrale del Pcus, 8 maggio 1986. Protocollo registrato dal compagno V.S. Murakhovsky. Macellando bestiame e maiali, si è scoperto che la loro carne può essere approntata per essere consumata lavando gli stomaci con acqua e rimuovendo i linfonodi”.
Secondo Alla Yaroshinskaya, si tratta di 47.500 tonnellate di cibo e di 2 milioni di tonnellate di latte prodotti nelle zone contaminate, che avrebbero poi messo in pericolo nel solo 1989 75 milioni di persone.
“Queste disposizioni hanno creato le condizioni per una accresciuta mortalità, una maggiore incidenza di formazioni maligne, un numero maggiore di deformazioni. Per 1,5 milioni di persone – compresi 160 mila bambini sotto i 7 anni – le tiroidi sono state esposte a dosi radioattive di 30.000 millirem nell’87% degli adulti e nel 48% dei bambini”, scrive l’ex deputata.
Nessuno poteva parlare
Visti tutti questi raggiri, è chiaro che nessuno potesse proferire parola e che nessuno è mai stato processato per questo.
Anzi, i “massimi burocrati del Pcus imposero di rafforzare gli sforzi di propaganda volti a smontare le ingannevoli fabbricazioni dell’informazione borghese e delle agenzie d’intelligence riguardo alla centrale nucleare di Chernobyl”.
E non solo: pare che gli agenti sovietici avessero anche il compito di identificare gli studenti stranieri presenti nel Paese che avrebbero potuto parlare a chiare lettere del disastro.
Si era capito a cosa si andava incontro? Possibile si sia solo voluto insabbiare tutto ciò che poteva far scomodo a discapito di vite umane? Possibile che il primo rapporto ufficiale dell’incidente al Politburo travisa completamente la situazione? Secondo il rapporto, infatti, l’incendio spese alle 3:30 del mattino e il nucleo del reattore si stava raffreddando. Il rapporto afferma che, secondo i rappresentanti del Ministero della Salute, “l’adozione di misure speciali, compresa l’evacuazione della popolazione dalla città, non è necessaria”.
Una condizione che non corrispondeva per niente alla realtà. E che i più capirono sin dai primi attimi e tacquero.
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