Test sull’olio: “corretto e non diffamatorio”, Il Salvagente (e il giornalismo di inchiesta) vincono contro chi vuole metterli a tacere

Oggi è una buona giornata per Il Salvagente - rivista che spesso citiamo per via dei suoi importanti e dettagliati test sui prodotti - ma anche più in generale per il giornalismo italiano. Cosa è accaduto? Il Tribunale di Spoleto ha dato ragione alla rivista dei consumatori in merito ad un vecchia vicenda che risale addirittura al 2015 

Partiamo dall’inizio, nel 2015 Il Salvagente ha condotto un test sull’olio extravergine di oliva in cui ha scoperto che alcuni campioni erano in realtà solamente “vergini” e non “extravergini”. Di conseguenza, alcune marche sono state declassate e i consumatori informati del rischio di acquistare un olio di qualità minore (senza esserne consapevoli).

Tra le marche declassate vi erano Cirio e Coricelli, i cui oli sono entrambi prodotti da Pietro Coricelli Spa. All’azienda non erano andati giù i risultati del test e aveva trascinato in tribunale Il Salvagente, prima a livello penale (procedimento già perso) e poi civile, chiedendo addirittura un risarcimento danni di oltre 20 milioni di euro.

Oggi però Il Salvagente fa sapere che la questione si è risolta positivamente. Il Tribunale di Spoleto ha infatti giudicato corretto e non diffamatorio il test. Quindi, non solo la rivista non dovrà pagare alcun risarcimento, ma alla controparte è stato anche imposto di saldare tutte le spese legali.

La rivista scrive infatti che:

Si è chiusa così, con la pronuncia del giudice del Tribunale di Spoleto Federico Falfari, la causa civile di I grado promossa dall’azienda Coricelli nei confronti del Salvagente e di Enrico Cinotti, che aveva firmato l’inchiesta e di Repubblica e della giornalista Caterina Pasolini che ne avevano anticipato i risultati. L’azienda olearia aveva chiesto un risarcimento di 20 milioni di euro per tutti i danni sofferti da quella che riteneva un’azione diffamatoria e lesiva della reputazione, dell’onore e della dignità e/o del decoro della Coricelli. Una richiesta enorme, così l’avevamo commentata da subito, che il giudice ha rigettato in pieno, condannando anzi la Coricelli a pagare poco meno di 60mila euro di spese tanto al Salvagente che a Repubblica.

I test sono giornalismo d’inchiesta

Grazie al lavoro dell’avvocato Caterina Malavenda e del suo staff, Il Salvagente è riuscito a dimostrare che quel test non era diffamatorio ma rientrava nel legittimo diritto di cronaca che ancora oggi, per fortuna, si può “permettere” il giornalismo italiano.

Un giornalismo d’inchiesta che noi di greenMe (ma non solo) apprezziamo e sosteniamo (e facciamo), che, come viene scritto anche nelle 32 pagine del giudizio opera del Tribunale di Spoleto:

per procurarsi informazioni e notizie di prima mano, si insinua alle volte in modo anche invadente nelle realtà e nelle sfere private dalle quali ritiene di potere trarre utili informazioni.

Il giornalista d’inchiesta:

deve agire con una particolare correttezza professionale, deve agire con una scrupolosità maggiore di quella che deve caratterizzare l’operato del giornalista “ordinario”, non deve essere solo diligente nell’utilizzare le notizie, ma deve essere, ancora prima, particolarmente diligente nella raccolta delle stesse.

E non c’è dubbio che Il Salvagente con i suoi test fa questo, spesso inimicandosi marche e aziende note e dovendo affrontarne le conseguenze.

Per questo riteniamo la notizia molto importante e ci rallegriamo della vittoria riconosciuta ai colleghi del Salvagente che potranno – a pieno titolo – continuare nell’ottimo lavoro che svolgono quotidianamente, informando i consumatori su cosa si nasconde davvero dietro l’industria alimentare.

L’Antitrust non la pensa allo stesso modo

L’Antitrust, purtroppo, non ha considerato la questione dallo stesso punto di vista. Nel 2021, infatti, un altro test sempre sull’olio che aveva scatenato le reazioni di diverse ditte produttrici (declassate) aveva comportato al Salvagente una sanzione.

Ne avevamo parlato anche noi in un articolo, specificando bene quale era il vero nocciolo della questione. Leggi anche: Olio di oliva: l’Antitrust non ha bocciato il test de Il Salvagente, come stanno realmente le cose

Il Salvagente, riferendosi alla vicenda dell’Antitrust, scrive:

Lungi dall’indagare su un problema quantomeno ricorrente degli extravergini venduti sugli scaffali italiani, l’Autorità decise di ammonire il Salvagente, considerando i nostri test non come inchieste giornalistiche ma come pratiche pubblicitarie.

In particolare poi ricorda che, in occasione del secondo test sull’olio che ha portato alla sanzione da parte dell’Antitrust:

Il giornale avrebbe dovuto rispettare gli obblighi che ricadono esclusivamente sugli organi pubblici di controllo e vigilanza. In particolare in caso di bocciatura l’azienda avrebbe potuto richiedere la revisione ed eventualmente un terzo panel test in caso di discordanze, come fanno gli enti di controllo prima di effettuare sequestri o azioni giudiziarie.

Non l’ha pensata allo stesso modo il giudice Falfari che così si è espresso:

Appare chiaro come nell’ambito dell’articolo medesimo siano state riportate in modo congruo le circostanze rilevanti e non siano state omesse informazioni determinanti il senso stesso dell’articolo; non vi sono dubbi sull’esito dell’esame del panel, riportato dal giornalista, il quale chiaramente non è l’ente pubblico deputato al controllo della qualità dell’olio e alla emissione di eventuali sanzioni, e che, pertanto, non è tenuto al rispetto dei vincoli medesimi. Né l’effettuazione delle analisi in questione senza le suddette garanzie (collazionamento dei campioni in modalità “protetta” ed eventuale controanalisi dei campioni prelevati da altro “panel test”) costituisce condotta violativa della deontologia professionale, soprattutto in considerazione del fatto che neppure la Coricelli ha mai chiesto l’effettuazione di un altro esame nonostante il suo contraddittorio fosse stato sollecitato prima della pubblicazione dell’articolo.

Due visioni parallele di una stessa questione: la “scomodità” dei test sui prodotti che mettono aziende e multinazionali sul “piede di guerra” contro riviste e quotidiani (pochi infatti quelli che si espongono). Test che però allo stesso tempo sono davvero preziosi per i consumatori.

Di buono c’è che, almeno questa volta, è stato riconosciuto quanto dovuto a chi si impegna a fare corretta informazione (senza avere paura delle possibili conseguenze).

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonte: Il Salvagente

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram