L’ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, rassicurò le persone che quello sciame sismico non era preludio di un terremoto pericoloso. Ma non fu così e la notte del 6 aprile 2009 morirono quasi 300 persone sotto le macerie: per questo il Tribunale civile de l’Aquila ha condannato la Presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire otto milioni di euro alle 30 parti civili
Sisma de L’Aquila. Dopo la sentenza shock dello scorso ottobre, il Tribunale civile de L’Aquila ha ora stabilito che sì, le rassicurazioni dall’ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, hanno incrementato il rischio di una tragedia umana.
Che infatti si è purtroppo consumata quel terribile 6 aprile 2009, quando un sisma di magnitudo 6.3 ha provocato quasi 300 morti a L’Aquila e dintorni. 8 milioni di euro il risarcimento per i parenti dele vittime (se mai possa esistere un risarcimento per delle vite spezzate).
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La popolazione era alle prese con scosse di piccola-media entità da tempo e parecchi dormivano in auto da giorni per paura di un terremoto più violento. Ma le risultanze del lavoro della Commissione Grandi Rischi riunita a l’Aquila il 31 marzo 2009 avevano tranquillizzato tutti.
Purtroppo non fu così (anche se ad oggi una previsione esatta dei terremoti non è possibile) e quella terribile notte del 6 aprile un’immane tragedia colpì gli abitanti, molti dei quali colti nel sonno.
Accertata quindi almeno potenzialmente l’idoneità delle dichiarazioni del De Bernardinis ad incidere causalmente sulla condotta dei cittadini de l’Aquila – si legge sulla sentenza emessa il 22 dicembre – Si tratta di verificare in questa sede, se tale efficacia causale sia stata anche dimostrata, all’esito dell’istruttoria civile, nei confronti degli attori non costituitisi parte civile nel processo penale
I risarcimenti ai famigliari delle vittime che si sono costituiti parte civile non sono per tutti uguali, ma in base ai danni subiti.
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Fonte: Ansa
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