Terre rare, perché sono il nuovo petrolio della nostra epoca (e il tesoro della Cina)

Terre rare. Sono bastate queste due parole fatte trapelare in questi giorni dalla Cina per mettere a tacere la volontà degli Usa di bloccare il colosso tecnologico cinese Huawei. Ma cosa sono le terre rare e perché vengono considerate il nuovo petrolio?

Terre rare. Sono bastate queste due parole fatte trapelare in questi giorni dalla Cina per mettere a tacere la volontà degli Usa di bloccare il colosso tecnologico cinese Huawei. Ma cosa sono le terre rare e perché vengono considerate il nuovo petrolio?

È in atto una vera e propria guerra commerciale (l’ennesima), tra Usa e Cina. Il 15 maggio scorso un decreto di Donald Trump aveva imposto di tagliare le forniture al colosso cinese Huawei. Google aveva già agito di conseguenza revocando la licenza di Android a Huawei. In altre parole, ai nuovi smartphone cinesi sarà negato l’accesso alle app collegate ad Android, come Gmail e Google Maps, ma non a quelle libere, in open source. Nulla cambierà per chi è già in possesso di uno Huawei.

Di fatto, sembra chiaro che gli Stati Uniti si sentano minacciati dalla diffusione degli smartphone Huawei e stiano provando a indebolire un colosso cinese che ha conquistato il 20% del mercato della telefonia, proprio nel momento in cui gli altri marchi sono in frenata.

Ma alla Cina è bastato un gesto semplice. Xi Jinping si è recato a fare un’ispezione a Ganzhou, nella provincia orientale di Jiangxi visitando il centro di produzione e trasformazione delle cosiddette terre rare. Il colosso asiatico esplicitamente non ha detto nulla, facendo solo sapere del viaggio del presidente e della presenza del vicepremier Liu He, capo negoziatore con gli americani.

Dietro il viaggio un messaggio implicito: quello di negare alle industrie americane i componenti minerali fondamentali per l’industria hi-tech. Non a caso, ieri, il ministero del Commercio americano ha fatto un passo indietro, concedendo una proroga di 90 giorni alla messa al bando nei confronti di Huawei.

Cosa sono le terre rare

Le cosiddette terre rare sono 17 metalli, sconosciuti fino a circa 100 anni fa, oggi fondamentali per l’industria tecnologica. La loro importanza è tale da avere un peso anche nei conflitti geopolitici, visto che la Cina ne controlla quasi interamente la produzione mondiale.

Il primo a scoprirle nel 1787 in un villaggio di Ytterby in un’isola dell’arcipelago di Stoccolma, fu il chimico e militare svedese Carl Axel Arrhenius. L’uomo notò un minerale nero mai visto prima, che ribattezzò itterbite. Toccò poi al prof. Johan Gadolin dell’Univeristà finlandese di Turku, circa 10 anni dopo, capire che si trattava di un mix di ossidi di elementi mai analizzati prima, ai quali iniziò a riferirsi come terre rare. Dal campione nel 1803 si riuscirono a estrarre due elementi, l’ittrio e il cerio. Circa 100 anni dopo venne scoperto il il lutezio, 17esimo e ultimo elemento di quello strano miscuglio scoperto nell’800.

In realtà, di raro le terre non hanno nulla e sono abbastanza diffuse ma solo in alcune zone del mondo, come la Cina. All’epoca della loro scoperta vennero definite tali perché rispetto ad altre, erano meno abbondanti.

Oggi ne conosciamo 17 e sono:

  1. Scandio
  2. Ittrio
  3. Lantanio
  4. Cerio
  5. Praseodimio
  6. Neodimio
  7. Promezio
  8. Samario
  9. Europio
  10. Gadolinio
  11. Terbio
  12. Disprosio
  13. Olmio
  14. Erbio
  15. Tulio
  16. Itterbio
  17. Lutezio

Perché vengono considerate il nuovo petrolio

Questi 17 metalli potrebbero decidere chi sarà il padrone del mondo. Se il colosso asiatico decidesse improvvisamente di interrompere la fornitura ai paesi esteri, metterebbe in ginocchio in pochi giorni l’industria militare, aerospaziale ed elettronica delle principali potenze mondiali.

Materiali come lantanio, europio, erbio, lutezio hanno proprietà magnetiche e ottiche e vengono usati nella produzione di apparecchiature ad alta tecnologia, dai motori per le auto ibride ai superconduttori, dai magneti alle turbine eoliche.

Questi elementi, per la loro particolare luminescenza e per il loro essere superconduttori di energia, sono infatti il vero cuore pulsante dell’economia digitale. Ad esempio, senza l’indio non ci sarebbe il touch screen, senza ittrio, disprio, europio, gadolinio, lantanio e terbio gli schermi non sarebbero colorati. Senza il neodimio e il gadolinio non ci sarebbero i microfoni, senza disprosio, preseodimio e terbio non ci sarebbe alcuna vibrazione.

Si tratta di elementi industriali strategici, in gran parte gestiti dalla Cina. Solo nel 2018, il colosso asiatico ha prodotto il 71% delle terre rare estratte nel mondo. Negli ultimi 20 anni il paese ha costruito un vero e proprio monopolio su questi materiali.

Un tesoro che l’ha resa una forza imprescindibile nel mercato dell’economia digitale e della geopolitica.

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Francesca Mancuso

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