Presi a martellate e sassate, succede anche questo alla vecchia Tendopoli di San Ferdinando, un ghetto allestito nell’entroterra calabrese che da tempo, sarebbe dovuto essere smantellato.
Presi a martellate e sassate, succede anche questo alla vecchia Tendopoli di San Ferdinando, un ghetto allestito nell’entroterra calabrese che da tempo, sarebbe dovuto essere smantellato. È successo alla “nostra” Dominella Trunfio, che era sul posto per raccontare la situazione dopo l’incendio divampato sabato scorso che ha provocato la morte di una donna nigeriana e la distruzione di 200 baracche.
Insieme al fotoreporter Franco Cufari, la giornalista stava realizzando un servizio per il programma “L’aria che tira” de La7.
“Siamo entrati a telecamere basse, anche se qualcuno ci intimava di andarcene e di non riprendere, la situazione era tesa. Ma noi eravamo tranquilli, non era la prima volta che stavamo nella vecchia Tendopoli”, dice la giornalista a greenMe.it
Ma dopo appena mezz’ora, la situazione è improvvisamente precipitata. Un migrante si è scagliato contro Cufari con l’intento di colpirlo alla testa.
“L’operatore era di spalle e stava riprendendo quel che era rimasto delle baracche, quindi non poteva accorgersi di nulla. A quel punto mi sono scagliata contro il migrante per portargli via il martello, che poi effettivamente è caduto a terra. Ma nel tentativo di riprenderlo, mi ha fratturato un dito”, continua la nostra Dominella.
“Il fatto è stato denunciato alle forze dell’ordine e la giustizia farà il suo corso, la violenza non può essere in alcun modo giustificata, ma sono convinta che questa aggressione è solo frutto di una situazione esasperante”, aggiunge.
Nella vecchia Tendopoli, che sta a 500 metri da una nuova (controllata da telecamere a circuito chiuso) non ci sono regole. All’interno aleggia sembra il dubbio di prostituzione e spaccio, le tende sono inagibili, si mangia e si dorme a terra.
In inverno fa freddo e in estate fa troppo caldo, i lavoratori stagionali sono sfruttati dalla ‘ndrangheta e dal caporalato, si lavora 8 al giorno nei campi per guadagnare dai 10 ai 20 euro. Tutte queste dinamiche, ci viene da dire, non possono non portare all’esasperazione.
Augurandoci che queste vicende non vengano strumentalizzate per fomentare odio contro i migranti, alla nostra collega Dominella e all’operatore Franco, va tutta la nostra solidarietà. E un plauso ulteriore, come cronista che da sempre lotta al fianco dei migranti e dei più deboli.
Redazione greenMe.it