I talebani vogliono reintrodurre la lapidazione per le donne adultere in Afghanistan (e il mondo resta a guardare)

La condizione delle donne in Afghanistan peggiora ogni giorno. Oltre alla segregazione totale in cui vivono, c’è il rischio concreto che si torni alla lapidazione pubblica per adulterio

Il ritorno dei talebani al potere in Afghanistan ha portato con sé un regresso drammatico per i diritti delle donne nel paese, che ora vivono in una condizione di segregazione totale e rischiano addirittura la lapidazione pubblica per adulterio.

Hibatullah Akhundzada, emiro dell’Afghanistan, ha annunciato l’intenzione di reintrodurre questa pratica, sottolineando il rigore della loro interpretazione della sharia, la legge islamica. Questa politica draconiana dei talebani ha suscitato forte preoccupazione e condanna a livello internazionale, con gli esperti delle Nazioni Unite che definiscono la situazione delle donne in Afghanistan come un “sistema istituzionalizzato di discriminazione, oppressione e dominio”.

Le donne, dopo aver perso tutte le libertà conquistate in due decenni, vivono ora segregate e soggette a un regime di terrore che minaccia persino la loro stessa vita. La lapidazione per adulterio, come promessa dai talebani, rappresenta una delle manifestazioni più cruente di questa politica oppressiva e retrograda.

Tale pratica, se attuata, rappresenterebbe una grave violazione dei diritti umani e dei principi fondamentali della dignità umana. Tuttavia, nonostante le critiche e le proteste provenienti dall’Occidente, i talebani sembrano determinati a perseguire la propria interpretazione estremista della sharia.

Le donne non possono lavorare, studiare e partecipare alla vita pubblica

I talebani hanno dunque intenzione di reintrodurre norme e pratiche che relegano le donne a un ruolo subordinato e limitano drasticamente le loro libertà e opportunità. Le donne sono costrette a vivere in uno stato di isolamento quasi totale, prive della possibilità di lavorare, studiare o partecipare attivamente alla vita pubblica.

Non possono viaggiare per lunghi tragitti da sole, visitare parchi, palestre, bagni pubblici, non possono andare dal parrucchiere o nei centri estetici. Inoltre le ragazze al di sopra dei 12 anni non possono più frequentare le scuole.

Questa situazione dimostra quanto sia urgente e necessario il sostegno e la solidarietà della comunità internazionale nei confronti delle donne afghane, che si trovano a fronteggiare una delle sfide più grandi e oppressive dei nostri tempi.

È fondamentale che la comunità internazionale continui a esercitare pressioni sui talebani affinché rispettino i diritti umani fondamentali, inclusi quelli delle donne, e pongano fine a questa politica discriminatoria e repressiva. Eppure le cose sembra che stiano solamente peggiorando, dato che nessuno pare in grado di fermare tutto questo.

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