Swatch Omega, vi spieghiamo perché avete fatto la fila inutilmente

La logica della corsa all’ultimo modello da collezione ha nuovamente sopraffatto orde di consumisti dell’ultim’ora. Il motivo? La rete delle geniali trovate di marketing trova sempre qualche pesce che abbocca

È tornato, come torna ciclicamente, il richiamo del consumismo più sfrenato. C’è poco da fare, è insita in noi quella irragionevole voglia di avere l’impensabile, l’irraggiungibile, il pezzo unico da collezione unica. Ah no, non proprio unico.

Sono migliaia le persone che han fatto la fila dalle prime ore dell’alba per accaparrarsi l’ultimo modello di orologio nato dalla fusione di due storiche aziende.

Uno – Omega – è un marchio di lusso, l’altro – Swatch – è uno “street brand”, come direbbero gli economisti. Una fusione tra i due che suggella la chiamata al rastrellamento di negozi e store in città, in nome di quel concetto di lusso, appunto, che è parso evidentemente meno sfuggente del solito e piuttosto il risultato di un valore aggiunto percepito.

Per questo, un po’ come se Ferrari e Fiat producessero un modello insieme, i più hanno ascoltato e accolto quella chiamata (una formidabile e geniale trovata di marketing) e hanno fatto file chilometriche a partire dal cuore della notte.

Molti di voi stanno dimostrando una dedizione estrema: quando le stelle erano ancora alte, sei andato nei nostri negozi, aspettando per ore, si è autoincensata Swatch in un post sui social:

Come a dire, t’ho preparato un goloso piattino e tu ci hai abboccato.

Cos’è Bioceramic MoonSwatch 

La Swatch, che – il merito va detto – ha in gran parte risollevato le sorti della crisi del quarzo degli orologi svizzeri degli anni ‘70 ed è diventato un’icona della moda negli anni ‘80 e ‘90, e OMEGA Moonwatch – orologio storico che, beh, è ​​andato sulla luna – hanno creato un connubio. Dal Moonwatch di Omega alla spiritosa collezione Swatch Bioceramic sono infatti nati 11 modelli da collezione, come ispirazione e omaggio, quindi, all’iconico Speedmaster Moonwatch, ovvero l’orologio dato in dotazione a Neil Armstrong e Michael Collins durante la missione Apollo 11 del 20 luglio del 1969.

Tutti i modelli sono realizzati in bioceramica, ossia da due terzi di ceramica e da un terzo di materiale derivante dall’olio di ricino. Gli undici modelli di Bioceramic MoonSwatch prendono il nome di ipotetiche spedizioni su altrettanti corpi celesti del sistema solare, giocando con combinazioni di colori e materiali per essere accessibili a un pubblico ben più vasto.

La fila è stata utile?

Beh, se la mettiamo su un piano strettamente personale, può essere: il desiderio estremo di ottenere qualcosa di esclusivo fa parte un po’ della parte narcisistica di ognuno di noi e ci fa sentire appagati.

E ciò – si badi bene – va al di là di ogni ragionevole logica: non mi interessa la guerra a due passi, non mi interessa la pandemia o una economia in ginocchio, no, se il mercato mi offre questo io me lo prendo perché è questo che mi fa stare bene qui ed ora. La società dei consumi in cui viviamo ci ha cambiato in tutto, ha cambiato le priorità, i desideri, la percezione della realtà e delle relazioni con gli altri.

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Ma sono anni che avanti questa storia e il mercato fiuta, apprende e lancia l’amo di una strabiliante trovata pubblicitaria, che ha trovato lo specchietto per le allodole nella celebre dizione “limited edition”. E la realtà è che anche questa edition è molto commerciale e molto poco limited, come dice la stessa Swatch in quel post.

Dal punto di vista estremamente razionale? Certo che è stata inutile quella fila. Esattamente come è accaduto con le scarpe della Lidl, si tratta spesso di prodotti che poi vengono rivenduti sul web con prezzi da capogiro. Inutile anche per chi pensava di trarne un vantaggio economico. Di fatto, anche questo giro, abbiamo fatto il gioco del consumismo e seguito esattamente la legge del mercato.

Ora lanciamo una provocazione: questa collezione è un Omega minore, senza essere uno Swatch migliore (è una Ferrari senza essere una Ferrari). I modelli sono fondamentalmente repliche Omega fabbricate in bioceramica Swatch e dotate di meccanica al quarzo. Valeva proprio la pena far la fila?

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