Indossare una maglietta sformata sopra i vestiti per difendersi dallo stupro: ma perché non educare al contrario gli uomini al rispetto delle donne?
![subway t-shirt](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2023/06/subway-t-shirt.jpg)
@quesoscorpio/TikTok
Impazza su TikTok il nuovo trend delle Subway Shirt, le maglie giganti da indossare sopra il proprio outfits quando si prendono i mezzi pubblici, per evitare occhiate indiscrete e stimolare l’appetito sessuale degli altri passeggeri. Un abbigliamento più “castigato” insomma e limitato, inutile dirlo, alle donne.
È l’idea geniale (e siamo sarcastici) che è venuta in mente a una tiktoker newyorkese di 24 anni, Claire Wenrick, che suggerisce di indossare maglie larghe (meglio se sporche e sgualcite) sopra il proprio outfit, in modo da passare inosservate agli occhi dei potenziali stupratori quando si torna a casa di notte dopo aver fatto una serata in compagnia.
Si chiama Subway Shirt (“maglietta da metropolitana”) e, inutile dirlo, è già diventato un trend: cercando l’hashtag sul social troviamo subito centinaia di video di giovani donne che indossano magliette sformate che hanno visto tempi migliori sopra top aderenti e vestitini o, al contrario, che si sfilano la “maglietta protettrice” quasi fosse stata un’armatura una volta scese dalla metro.
@quesoscorpio stay safe ladiessss #nycsubway
L’iniziativa virale, purtroppo, non fa altro che mandare il messaggio sbagliato, ovvero che sia colpa delle donne e di quello che indossano se vengono poi molestate in qualsiasi modo – dallo sguardo insistente e imbarazzante al commento non richiesto, dal fischio alla palpatina fino allo stupro vero e proprio.
Le donne, scegliendo cosa indossare prima di uscire di casa, sceglierebbero volontariamente se diventare o meno oggetto di attenzioni squallide e non richieste?
@fabianagiarritiello Ho scoperto solo oggi di non essere la sola che fa cio. #subwayshirt
Al posto di educare i maschi a rispettare le donne di ogni fascia di età, a non considerarle un oggetto a disposizione per il loro perverso piacere, a non “utilizzarle” per soddisfare i propri animaleschi bisogni, insegniamo alle donne che la soluzione sta nell’abbigliamento.
Da alcuni anni si muove negli Stati Uniti una mostra itinerante da Jen Brockman e Mary Wyandt-Hiebert che ha come obiettivo proprio quello di scardinare questa convinzione sbagliatissima.
Il titolo, paradigmatico, è What Were You Wearing (“Che cosa indossavi”) e mette in mostra gli abiti indossati da vittime di abusi sessuali.
Si trovano felpe, completi da palestra, tailleur, abiti eleganti, semplici jeans abbinati a T-shirt, pigiami – a dimostrazione del fatto che ciò che si indossa non è mai un incentivo né un deterrente allo stupro, ma che anzi non fa alcuna differenza.
Ogni donna è libera di vestirsi come ritiene più opportuno e non deve in alcun modo privarsi di un certo tipo di abbigliamento sperando in questo modo di “attirare meno l’attenzione su di sé”: il messaggio di questi video virali è, una volta di più, profondamente sbagliato.
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Fonte: TikTok
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