“Subway Shirt”: vi spieghiamo perché è inutile (e sbagliato) indossare la maglietta in trend su TikTok per difendersi dalla violenza

Indossare una maglietta sformata sopra i vestiti per difendersi dallo stupro: ma perché non educare al contrario gli uomini al rispetto delle donne?

Impazza su TikTok il nuovo trend delle Subway Shirt, le maglie giganti da indossare sopra il proprio outfits quando si prendono i mezzi pubblici, per evitare occhiate indiscrete e stimolare l’appetito sessuale degli altri passeggeri. Un abbigliamento più “castigato” insomma e limitato, inutile dirlo, alle donne.

È l’idea geniale (e siamo sarcastici) che è venuta in mente a una tiktoker newyorkese di 24 anni, Claire Wenrick, che suggerisce di indossare maglie larghe (meglio se sporche e sgualcite) sopra il proprio outfit, in modo da passare inosservate agli occhi dei potenziali stupratori quando si torna a casa di notte dopo aver fatto una serata in compagnia.

Si chiama Subway Shirt (“maglietta da metropolitana”) e, inutile dirlo, è già diventato un trend: cercando l’hashtag sul social troviamo subito centinaia di video di giovani donne che indossano magliette sformate che hanno visto tempi migliori sopra top aderenti e vestitini o, al contrario, che si sfilano la “maglietta protettrice” quasi fosse stata un’armatura una volta scese dalla metro.

L’iniziativa virale, purtroppo, non fa altro che mandare il messaggio sbagliato, ovvero che sia colpa delle donne e di quello che indossano se vengono poi molestate in qualsiasi modo – dallo sguardo insistente e imbarazzante al commento non richiesto, dal fischio alla palpatina fino allo stupro vero e proprio.

Le donne, scegliendo cosa indossare prima di uscire di casa, sceglierebbero volontariamente se diventare o meno oggetto di attenzioni squallide e non richieste?

@fabianagiarritiello

Ho scoperto solo oggi di non essere la sola che fa cio. #subwayshirt

♬ a woman is a god – Tommy Genesis

Al posto di educare i maschi a rispettare le donne di ogni fascia di età, a non considerarle un oggetto a disposizione per il loro perverso piacere, a non “utilizzarle” per soddisfare i propri animaleschi bisogni, insegniamo alle donne che la soluzione sta nell’abbigliamento.

Da alcuni anni si muove negli Stati Uniti una mostra itinerante da Jen Brockman e Mary Wyandt-Hiebert che ha come obiettivo proprio quello di scardinare questa convinzione sbagliatissima.

Il titolo, paradigmatico, è What Were You Wearing (“Che cosa indossavi”) e mette in mostra gli abiti indossati da vittime di abusi sessuali.

Si trovano felpe, completi da palestra, tailleur, abiti eleganti, semplici jeans abbinati a T-shirt, pigiami – a dimostrazione del fatto che ciò che si indossa non è mai un incentivo né un deterrente allo stupro, ma che anzi non fa alcuna differenza.

Ogni donna è libera di vestirsi come ritiene più opportuno e non deve in alcun modo privarsi di un certo tipo di abbigliamento sperando in questo modo di “attirare meno l’attenzione su di sé”: il messaggio di questi video virali è, una volta di più, profondamente sbagliato.

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Fonte: TikTok

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