Se non dico sì in alcun modo e viene consumata una relazione sessuale è stupro: la nuova legge appena approvata dal Parlamento svedese, che entrerà in vigore il prossimo 1 luglio, mette la parola fine ad un (finto) dubbio su cosa possa essere una violenza. Se una parte non dice sì verbalmente o fisicamente è stupro, anche se non c’è stata una vera e propria violenza fisica.
Se non dico sì in alcun modo e viene consumata una relazione sessuale è stupro: la nuova legge appena approvata dal Parlamento svedese, che entrerà in vigore il prossimo 1 luglio, mette la parola fine ad un (finto) dubbio su cosa possa essere una violenza. Se una parte non dice sì verbalmente o fisicamente è stupro, anche se non c’è stata una vera e propria violenza fisica.
Sembra un’ovvietà ma in realtà, purtroppo, non è così. Pregiudizi, cultura maschilista retrograda, ancora oggi, anche nel cosiddetto mondo avanzato, rendono le legislazioni spesso poco chiare, lasciando troppo spazio all’interpretazione.
In Svezia ora il tutto si basa sul principio del consenso. È dunque il consenso che deve essere esplicito, non il dissenso. Per cui se non ho detto sì a parole o nei fatti sono forzata a fare qualcosa che non voglio, e quindi è stupro. La legge si adegua così ai principi della Convenzione di Istanbul del 2011 sulla violenza sulle donne, che stabilisce, tra le altre cose, che le nazioni firmatarie debbano considerare illegale qualsiasi forma di atto sessuale che non preveda il consenso dei partecipanti.
“Se la partecipazione a un atto sessuale è consensuale o no, rappresenterà ora il confine per cui un atto è considerato punibile – scrive il Parlamento svedese in una nota nella quale annuncia la votazione a favore della nuova legge – Ad esempio, un imputato potrebbe essere accusato di stupro anche se non avesse fatto ricorso a violenze o minacce”.
Il cambiamento di rotta nel Paese arriva dopo una lunga campagna mediatica, esplosa soprattutto dopo i fatti del 2013, quando, a causa di una normativa più “di manica larga”, si registrarono assoluzioni del tutto discutibili.
La Svezia, infatti, fino ad oggi, considerava lo stupro una violenza perseguibile solo in caso di violenza fisica reale o minacce (comunque da dimostrare), e così nel 2013 6 adolescenti tra i 15 e i 17anni furono assolti, dopo una preliminare condanna, perché la vittima non poteva essere considerata incapace di intendere, e quindi solo per questo considerata “corresponsabile”.
Questi ed altri scandalosi episodi simili scatenarono nel Paese l’indignazione e, finalmente, dopo altri 5 anni, la campagna di sensibilizzazione ha dato i suoi frutti: dal 1 luglio in Svezia non ci saranno più dubbi (sperabilmente) su cosa sia uno stupro.
“Questo voto segna una grande vittoria per le attiviste e gli attivisti svedesi per i diritti delle donne che chiedevano questo cambiamento da oltre 10 anni – ha dichiarato Anna Blus, ricercatrice di Amnesty International sui diritti delle donne in Europa. Incredibilmente, la Svezia ora è solo il decimo stato in Europa a riconoscere che il sesso senza consenso esplicito è stupro. La maggior parte degli stati europei condiziona la definizione di stupro alla forza fisica, alla minaccia o alla coercizione: una definizione obsoleta che causa danni incommensurabili. C’è ancora una grande distanza da colmare ma siamo fiduciosi che il voto di oggi a Stoccolma favorirà un profondo cambiamento delle leggi e delle abitudini europee“.
Ci auguriamo che la nuova legge approvata nel Paese scandinavo sia da faro per molte altre Nazioni, anche del cosiddetto “mondo avanzato”, che ne ha seriamente bisogno. Nonostante infatti quasi tutti i Paesi Europei abbiano firmato la Convenzione di Istanbul, sono pochi quelli che hanno una normativa realmente adeguata (oltre alla Svezia, il Regno Unito, la Germania, il Belgio, l’Irlanda, Cipro e l’Islanda, mentre Finlandia e Danimarca sono in fase di discussione).
E così si arriva a paradossi, solo per citare un esempio tra i più scandalosi, come la sentenza di Pamplona, con la quale i giudici della Navarra hanno riconosciuto colpevoli solo di abuso sessuale, e non di stupro, cinque uomini che hanno violentato in gruppo una diciottenne durante la festa di San Firmin nella città spagnola.
Questo a causa di una legislazione troppo “debole”. All’epoca dei fatti (2016) la ragazza era in uno stato di shock che le impedì di reagire, rimanendo per tutto il tempo della violenza con gli occhi chiusi e per questo, secondo la legge spagnola, viene a mancare la coercizione violenta: abuso sessuale dunque, non stupro di gruppo.
Nemmeno in Italia, comunque, esiste ancora una normativa chiara come quella appena approvata in Svezia. E quindi i processi contro gli stupratori generano ancora confusione e discutibili sentenze.
Se non dico sì, non voglio. È questo il messaggio che speriamo travolga le leggi e le coscienze mondiali.
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Roberta De Carolis