Una decisione storica quella delle Nazioni Unite che hanno ordinato alla Bosnia di risarcire una donna violentata da un soldato durante la guerra, e di istituire un piano nazionale di risarcimento dei crimini di guerra.
Una decisione storica quella delle Nazioni Unite che hanno ordinato alla Bosnia di risarcire una donna violentata da un soldato durante la guerra, e di istituire un piano nazionale di risarcimento dei crimini di guerra.
Aggredite, violate e per troppo tempo dimenticate. Ma adesso finalmente le vittime degli stupri di massa possono avere giustizia perché se da un lato, nessuno gli restituirà la serenità, dall’altro la loro voce non rimarrà più inascoltata.
Il caso portato davanti al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, che ha fatto da apripista è stato quello di una donna rapita violentata ripetutamente da un soldato durante la guerra negli anni Novanta.
Secondo gli attivisti la denuncia della donna musulmana bosniaca violentata dal soldato serbo bosniaco nel 1993, sarà un’apripista per dare voce alle tante vittime di violenza che da adesso in poi, potranno chiedere un risarcimento a livello globale in base alle leggi internazionali sulla tortura.
La donna, la cui identità rimane protetta è stata violentata nel 1993 vicino a Sarajevo. Il suo stupratore è stato condannato e gli è stato ordinato di pagare 15mila euro di risarcimento. Soldi che l’uomo ha negato di avere. Così da lì il Comitato ha stabilito che sarà lo Stato a pagare.
Secondo le Nazioni Unite sarebbero almeno 20mila le donne vittime di violenza sessuale come strumento di guerra durante la guerra in Bosnia negli anni ’90 in cui morirono oltre 100mila persone.
“Consideriamo questa decisione rivoluzionaria, non solo per la Bosnia ma anche a livello globale perché l’Onu ha preso una decisione di tale portata su una denuncia di una vittima di violenza sessuale “, dice Adrijana Hanusic Becirovic, consulente legale senior di Trial International.
Adesso, il Comitato stabilisce che la Bosnia ha violato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e deve procedere a un risarcimento tempestivo, equo e adeguato e cure mediche e psicologiche gratuite alla vittima, nonché scuse pubbliche.
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Dominella Trunfio