Tra abusi sessuali e continui scontri armati, nella Repubblica Democratica del Congo regnano la morte e la devastazione. Nel Paese è in corso da anni una delle più gravi crisi umanitarie del continente africano, ma sembra non importare a nessuno
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Nella Repubblica democratica del Congo le uccisioni e le violenze sono all’ordine del giorno. E non da qualche settimana o da mesi, bensì da decenni. In questa nazione africana è in corso uno dei più sanguinosi conflitti caduti nell’oblio e a pagare il prezzo più alto di questa situazione – come accade spesso – sono le donne e i bambini, vittime di rapimenti e stupri.
In ogni conflitto sono le donne e i bambini a subire le peggiori conseguenze. – commenta Lorenzo Eusepi, vice segretario generale di ActionAid Italia, associazione che opera sul territorio per garantire un futuro migliore ai bambini congolesi e alle loro famiglie. – Nell‘Est del Congo si sta consumando una guerra da anni nel silenzio generale che rischia di aggravarsi ancora.”
L’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, avvenuta lo scorso anno in un attacco nella provincia del Nord Kivu, hanno acceso temporaneamente i riflettori sulle atrocità che è costretta a vivere la popolazione di questo Paese (in mano ai ribelli armati) e sullo sfruttamento di tesori come il coltan (minerale metallico impiegato per fabbricare smartphone e altri apparecchi elettronici), l’oro e i diamanti, di cui questa terra è molto ricca.
Ma l’attenzione è durata troppo poco. Così, nell’indifferenza generale, le scuole vengono distrutte dai gruppi armati e i bambini vengono arruolati per combattere.
Scuole distrutte dai conflitti armati
Ai bambini congolesi (quelli che riescono a sopravvivere) non è concesso neanche il diritto di imparare tra i banchi di scuola. Particolarmente critica è la situazione nelle province del Sud Kivu e del Maniema, dove la maggior parte degli edifici scolastici è stata distrutta dagli scontri armati o risulta ormai inagibile. Qui oltre l’80% dei bambini in età scolastica non può studiare e resta quindi analfabeta.
“Quando i ribelli sono arrivati nel mio villaggio hanno ucciso le persone e dato fuoco alle case. Allora siamo fuggiti. Qui non abbiamo materiale per la scuola e non ci sono aule. Perciò studiamo seduti per terra. Vorrei avere una classe con i banchi, le penne e i quaderni” racconta Dina Jeanne, 15 anni, sfollata con la famiglia a Malinde (nel Sud Kivu) all’associazione internazionale ActionAid.
Abusi sessuali su donne e ragazzine
Nascere femmina in un Paese come la Repubblica democratica del Congo è già una condanna, visto che i gruppi armati seminano il terrore, stuprando donne e ragazzine. La violenza di genere raggiunge livelli spaventosi in particolare nell’Est del Paese, con oltre 4.600 episodi confermati nel 2021 dalle Nazioni Unite. Un fenomeno aberrante sostenuto da un sistema giudiziario inadeguato che garantisce impunità e non mostra interesse nel volere combattere le discriminazioni.
Lo stupro è usato come arma di guerra. Le donne vengono violentate alla luce del sole davanti alle loro famiglie” spiega Eustache Masasi, coordinatore del progetto Actionaid nella Repubblica democratica del Congo.
L’infanzia rubata dei bambini soldato
Invece di giocare con i palloni molti bambini che vivono in Congo vengono arruolati e addestrati per combattere. Insieme a Paesi come lo Yemen e la Siria, la Repubblica democratica del Congo ha il triste primato nello sfruttamento dei bambini soldato. A centinaia di ragazzini dagli 8 anni in su non viene insegnato soltanto ad imbracciare le armi; in alcuni casi sono utilizzati come rilevatori di mine o come veri e propri scudi umani negli scontri a fuoco.
Oltre 27 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria
Nella Repubblica democratica del Congo regnano paura, morte e devastazione. Quella in corso da anni del Paese rappresenta una delle crisi umanitarie più complesse e durature del continente africano: sono oltre 27 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria nel 2022, mentre gli sfollati interni (causati da conflitti interetnici e scontri fra esercito regolare e le numerose sigle combattenti) sono circa 5,6 milioni, molti dei quali vivono nei campi profughi nel Sud Kivu e nel Maniema.
Eppure, nonostante si tratti di uno degli Stati più estesi dell’Africa (che conta circa 90 milioni di abitanti), ciò che accade in questo inferno non fa notizia…
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Fonte: ActionAid
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