La Corte Suprema potrebbe davvero revocare il diritto all’aborto negli Stati Uniti

Secondo un autorevole sito statunitense, la massima istituzione giuridica degli Stati Uniti sembra voler non considerare più la possibilità di abortire legalmente come un diritto federale, ma lascerebbe libertà ai singoli stati. Un duro colpo ai diritti delle donne

Riteniamo che Roe v. Wade debba essere annullata”, così la Corte Suprema degli Stati Uniti avrebbe votato per rigettare la storica sentenza del 1973 che garantì l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza a livello federale.

Lo rivela Politico, il sito a stelle e strisce che avrebbe ottenuto in esclusiva una bozza scritta dal giudice Samuel Alito sul parere della maggioranza dei saggi.

Nella bozza il giudice Samuel Alito, di orientamento conservatore, scrive per conto della Corte che la sentenza “è stata vergognosamente sbagliata fin dall’inizio” e che quindi pertanto dovrebbe essere annullata. Ma la decisione definitiva della Corte non arriverà prima di giugno prossimo e se sarà quella anticipata nella bozza potrà consentire ai singoli stati di vietare l’aborto.

È il momento – si legge infatti ancora nella bozza – che si presti attenzione alla Costituzione e che si rimandi la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti dalle persone.

Inutile dire quali potrebbero essere le conseguenze: specialmente gli stati americani più conservatori, che negli ultimi anni avevano già limitato l’accesso all’aborto, potrebbero liberamente decidere di vietarlo del tutto, privando così milioni di donne dell’unico strumento legale che tutela il proprio diritto di abortire.

La famosa sentenza

In USA l’aborto è legale a livello federale grazie alla sentenza Roe v. Wade del ’73, ma in definitiva non esiste una legge unica che ne regoli le modalità in ogni stato.

Alla Roe v. Wade proprio la Corte Suprema si è appellata innumerevoli volte e un’ulteriore sentenza del 1992 stabilisce il diritto ad abortire fino al momento in cui il feto può sopravvivere da solo fuori dall’utero, generalmente considerato attorno alle 24 settimane.

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Fonte: Politico

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