Sta provocando furiose polemiche la pubblicità dell’acqua Uliveto che descrive la donna come un angelo del focolare che fa trovare la cena pronta al marito e di cui spende tutti i soldi che (ovviamente) solo lui ha guadagnato
Il marito che rincasa dal lavoro, la moglie – tutta vestita bene, con tanto di collana di perle – che lo attende vicino alla tavola apparecchiata. La domanda è la più classica e stereotipata: “Amore, che hai preparato?”. E lei a quel punto sciorina la cenetta che, da brava donna del focolare, ha realizzato per colui il quale “porta il pane a casa”.
Una cenetta da sogno: per antipasto tartine al caviale, poi ostriche e infine “quel formaggio francese speciale”. Il tutto accompagnato dal classico “fido” che, vicino al suo padrone che ha accolto tra mille feste, gira il muso perplesso di fronte a tutti questi ingredienti prelibati e costosi.
E come se non bastasse, a conclusione di questa dolce scenetta (horror) abbiamo la seconda richiesta della serata: certo, ma “chi paga?”. A ricordare che certo la moglie non può sborsare un centesimo, perché – non lavorando – è nullatenente.
https://youtu.be/pdMeSXbdM-I
Sessismo allo stato puro
Un classico spezzone di un film anni ’60, quando il ruolo della donna non era altro che quello di aspettare l’uomo che tornasse a casa e fargli trovare la cena pronta, direte voi. E invece no, purtroppo siamo nel 2023 e questo non è affatto un film retrò, quanto l’ultimo spot dell’acqua Uliveto.
La pubblicità, chiaramente, non ha mancato di far discutere sui social e provocare indignazione perché, più che una réclame (per rimanere in tema) che mira a promuovere l’acquisto di una bottiglia di acqua, sembra uno slogan che inneggia al sessismo. Una riflessione che per primi hanno lanciato i nostri amici Aestetica Sovieta, che hanno messo in luce gli aspetto problematici di qesta pubblicità.
Gli elementi li abbiamo tutti: la moglie angelo del focolare, sexy e in tiro, il marito che porta solamente i soldi a casa senza alzare un dito per contribuire alle faccende domestiche e, ovviamente, la donna spendacciona che sperpera il denaro duramente guadagnato dall’unica persona in famiglia che è autorizzata a lavorare.
In pochi secondi spazzati via anni di battaglie e di conquiste
Non c’è traccia di emancipazione, di tutte le conquiste che negli ultimi decenni le donne hanno fatto per arrivare ad una parità fuori e dentro casa e dell’impegno (anche) di molti uomini per contribuire alle faccende domestiche e pesare un po’ meno sulle loro compagne che finalmente lavorano tanto quanto loro.
C’è solo un lungo elenco di stereotipi di genere che sembra tratto da quelle vecchie pubblicità dell’Italia del boom economico (o di altri periodi ben peggiori). Certo, è solo uno spot – magari anche volutamente provocatorio – che tanti potrebbero definire “innocuo”, ma che così innocuo non è.
È uno schiaffo a tutte le donne in carriera, a tutte le mamme che si destreggiano tra lavoro, casa, famiglia, bambini e mille impegni, a tutte le donne che si sono battute (a volte anche a costo della vita) per arrivare dove siamo arrivati oggi.
Non resta che farci un’ultima domanda, la terza di oggi e forse la più importante: ne avevamo davvero così bisogno di tornare indietro nel tempo e rivivere queste scene che tanto vorremmo dimenticare e superare?
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