Spose bambine anche a Palermo, perché la piaga dei matrimoni precoci è un fenomeno globale. Le bambine non hanno nessun potere di scelta, sono isolate dalla società e private di un’infanzia normale. Spesso sono vittime di abusi e violenze, tagliate fuori dalla famiglia, dagli amici e dalla scuola.
La piaga dei matrimoni precoci è un fenomeno globale. Le bambine non hanno nessun potere di scelta, sono isolate dalla società e private di un’infanzia normale. Spesso sono vittime di abusi e violenze, tagliate fuori dalla famiglia, dagli amici e dalla scuola.
Un’inchiesta di Repubblica Palermo a firma di Claudia Brunetto analizza il fenomeno a Palermo, dove bambine e ragazze tra i 13 e i 17 anni, originarie del Bangladesh, del Pakistan, dell’India e dello Sri Lanka, ma nate e cresciute nella città siciliana ad un certo punto spariscono.
Abbandonano la scuola dall’oggi al domani per volere dei genitori, tornano nel paese d’origine della famiglia per sposare un parente più grande, mai visto. Matrimoni combinati sin dalla nascita, in cui le bambine non hanno potere di scelta.
Famiglie povere che vedono in queste unioni un possibile cambiamento di vita, perché l’importante è riuscire a stipulare un accordo con gli uomini più ricchi e importanti. Nulla a che vedere con i sentimenti, la libertà, l’amore.
Repubblica racconta il caso della bimba rom di dodici anni, promessa in sposa a un parente che viveva in Francia, ma riuscita a scappare prima del matrimonio.
“Non si tratta di un caso isolato. Accade soprattutto fra le ragazzine bengalesi e rom. Alcune trovano la forza di raccontare il loro dramma, altre tacciono. Di certo una strada da seguire è quella del dialogo con le loro famiglie. Le giovani migranti vivono molto questa sofferenza”, dice Enrica Salvioli, operatrice psico-pedagogica dell’Ufficio scolastico regionale siciliano.
Si inizia con l’abbandono scolastico, una volta sposate le bambine sono costrette a rimanere a casa per accudire marito, figli e fare le faccende domestiche, non vi è alcuna possibilità che esse possano continuare a frequentare la scuola.
Spesso poi si arriva all’altare dopo anni di violenza fisica e psicologica da parte della propria famiglia e di abusi da parte del futuro marito. Ragazzine che diventano madri a 12 anni, che a volte muoiono di parto tra l’indifferenza di tutti.
A Palermo però molte trovano il coraggio di confidarsi con le insegnanti e dalla scuola partono le segnalazioni alle autorità competenti.
“Ci è capitato il caso di una sedicenne del Bangladesh destinata fin dalla nascita a uno zio di trenta anni più vecchio di lei. Si è confidata con noi e abbiamo cercato di aiutarla. Ma da un giorno all’altro è sparita, non abbiamo potuto fare altro che segnalare il fatto che non venisse più a scuola. Tante, purtroppo, si convincono che sia giusto quello che i genitori hanno scelto per loro”, dice la vice preside di una scuola media del centro storico.
Soprattutto perché ribellarsi alla famiglia è veramente difficile quando si è solo dei bambini. Urmi a 15 anni dello Sri Lanka, ha vissuto per anni con la paura di dover lasciare Palermo per sposarsi.
“Mio padre mi minacciava continuamente, diceva che se mi avessero bocciata a scuola il matrimonio sarebbe stato anche anticipato. Mi ha sequestrato il cellulare e quando ha saputo che avevo una simpatia per un mio coetaneo palermitano mi ha chiuso in casa per settimane”, racconta.
Le foto dell’articolo sono tratte da una campagna di sensibilizzazione di Amnesty International
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Dominella Trunfio