Spose bambine in Nepal, un dramma che non finisce mai (FOTO e VIDEO)

E’un circolo vizioso quello dei matrimoni delle spose bambine e nonostante le promesse, i governi non fanno abbastanza per contrastare le unioni precoci.

È un circolo vizioso quello dei matrimoni delle spose bambine e, nonostante le promesse, i governi non fanno abbastanza per contrastare le unioni precoci.

Il rapporto “Our time to sing and play”, pubblicato dalla ong americana Human Rigts Watch, denuncia, per l’ennesima volta, questa situazione e documenta tutte le pressioni economiche e sociali che le bambine sono costrette a vivere in Nepal, per volere delle famiglie.

“Abbiamo condotto interviste in tutto il Nepal ascoltando 104 bambini che si sono sposati in tenera età. La maggior parte erano indù, ma c’erano anche buddisti, musulmani e cristiani. Anche se il fenomeno dei matrimoni delle spose bambine è diffuso in tutte le caste, abbiamo notato che è più radicato nelle comunità emarginate o i gruppi indigeni come dalit e Janjati che non hanno accesso ad alcun tipo di cultura”, si legge.

Nel paese asiatico il 37% delle ragazzine e l’11 dei ragazzini sono già sposati prima dei 18 anni e il 10% addirittura prima dei 15. Nella triste classifica delle spose bambine stilata dall’Unicef, il Nepal è al terzo posto (dopo Bangladesh e India) per questa pratica inconsueta che priva i bambini della propria infanzia.

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Più volte vi abbiamo raccontato di loro, vittime innocenti senza possibilità di scelta, trattate come oggetti e vendute al miglior offerente. Bambine abusate e violate nella loro innocenza, parte di un sistema mondiale che interessa molti Stati.

Tra le piaghe di una povertà assoluta, i matrimoni diventano una fonte di salvezza per le famiglie e nonostante in Nepal una legge del 1963 vieti i matrimoni precoci e imponga i 20 anni come età minima per le unioni, raramente la polizia interviene per far rispettare le norme. Nel 2014, il governo si era dato come obiettivo quello di sradicare il fenomeno entro il 2020, traguardo slittato adesso al 2030.

“Ci siamo seduti con donne e bambini sotto gli alberi per parlare con loro di che tipo di vita conducono, abbiamo intervistato i membri delle famiglie, educatori, operatori sanitari, funzionari di polizia, leader di comunità, ed esperti di ONG che lavorano per porre fine matrimoni precoci“.

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Nonostante la paura, dalle parole dei bambini è emerso il quadro completo di ciò che si nasconde dietro un matrimonio. Povertà, mancanza di accesso all’istruzione, lavoro minorile, pressioni sociale, una lista lunghissima che va a colpire soprattutto le donne, a causa della consolidata disuguaglianza di genere nepalese.

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“Dalit, Tharu e le altre donne e bambine indigene sono particolarmente svantaggiate in Nepal a causa della discriminazione di casta e di genere. Soffrono e ciò le rende particolarmente vulnerabili alle aggressioni fisiche, come stupro, sfruttamento sessuale e altri crimini che spesso rimangono impuniti“.

Dinamiche che non dovrebbero interessare ai bambini, ma che si traducono in storie di futuro rubato per diventare moglie e madri e non essere più un peso economico per le famiglie.

“Molti dei matrimoni vengono addirittura stabiliti dalla nascita. In alcune zone, può capitare che all’età di un anno la bambina sia già promessa sposa. Ci sono poi quelli che descrivono queste unioni come legami d’amore”, si legge nel rapporto.

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I matrimoni d’amore in Nepal sono quelli che non vengono organizzati dalle famiglie, ma solamente perché non corre buon sangue tra i futuri suoceri.

“Alcuni decidono di andare contro tutto e tutti, ma sono veramente pochissimi. I bambini accettano il matrimonio perché non hanno altra scelta, sanno che andrebbero incontro a violenza e isolamento”.

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Sono, quindi, sempre e comunque delle vittime. Abbandonano la scuola per stare a casa, hanno figli nell’età in cui l’unico pensiero dovrebbe essere quello di giocare con le bambole, vivono sottomesse dal marito e dai suoceri, che chiedono al più presto un erede maschio.

“Sei delle ragazze che abbiamo intervistato avevano partorito dei bambini morti, il che può essere normale in età prematura. Una gravidanza può portare serie conseguenze per la loro salute. Abbiamo poi ascoltato ragazze che subiscono percosse costanti e abusi verbali per mano dei loro mariti e suoceri, le ragazze che vengono violentate ripetutamente dai loro mariti, le ragazze che sono costrette a lavorare costantemente e quelle che vengono addirittura abbandonate se non riescono ad assicurare un figlio”.

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Pressioni economiche e sociali

“La povertà è una morsa costante nella vita di queste bambine. Alcune hanno detto che hanno accettato un matrimonio precoce, perché speravano che ciò avrebbe significato avere più cibo, una speranza che ovviamente non si è mai verificata”.

Le pressioni sociali incoraggiano il matrimonio precoce. In alcune comunità sposarsi a 15 anni è visto come normale, il pagamento della dote, dalla famiglia della sposa a quella del marito, resta molto diffusa, anche se è illegale.

In alcune comunità del Nepal, i matrimoni avvengono in due fasi. La prima con una cerimonia normale, la seconda qualche anno dopo, con la Gauna, che segna il momento in cui la sposa va a vivere con il marito e suoceri.

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In questo delirio chiamato tradizioni, c’è poi anche la leggenda a cui credono genitori e nonni: se la bambina viene data in sposa prima dell’inizio del ciclo mestruale, per loro ci sarà la sicurezza di andare in paradiso. L’ennesimo incentivo, quindi, per sposarle sempre prima.

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Le azioni del governo nepalese

L’obiettivo di “eliminare pratiche dannose come i matrimoni dei bambini” del governo nepalese è slittato al 2030, ma ricordiamo che come tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite dovrebbe attuare dinamiche più sostenibili, attraverso strategia nazionali.

“Il governo deve fare molto di più per prevenire i matrimoni precoci e per aiutare i bambini sposati. In molte delle comunità che abbiamo visitato, abbiamo visto poche prove di ciò che si sta facendo. Ma è tempo di agire per porre fine a storie intollerabili. Il governo ha promesso cambiamenti, ma questi cambiamenti devono iniziare ora”.

Dominella Trunfio

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