Sono 15 milioni in tutto il mondo le bambine costrette a sposare uomini adulti. Sia che dietro ci siano motivi finanziari o discutibili tradizioni culturali, il risultato non cambia. Dietro i loro volti e le loro vite ci sono storie di infanzia negata, ma forse finalmente qualcosa sta cambiando.
Sono 15 milioni in tutto il mondo le bambine costrette a sposare uomini adulti. Sia che dietro ci siano motivi finanziari o discutibili tradizioni culturali, il risultato non cambia. Dietro i loro volti e le loro vite ci sono storie di infanzia negata, ma forse finalmente qualcosa sta cambiando.
In Gambia e in Tanzania, da quest’estate, una nuova legge stabilisce che sia il matrimonio che l’avere rapporti sessuali con bambine in età scolare (sotto i 18 anni) è punibile, senza eccezioni, con il carcere: nel primo paese la condanna è a 20 anni, nel secondo 30.
Per garantire l’osservanza della norma, che va finalmente a tutelare il diritto delle bambine a crescere serene e istruite nella spensieratezza della loro età, le scuole di entrambi i Paesi hanno l’obbligo di informare i rispettivi governi sulle allieve che si sposano o che sono incinte.
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Vi abbiamo più volte parlato dei matrimoni delle spose bambine, nozze combinate dove la normalità si chiama violenza domestica e sessuale, morte per parto, contrazione di Hiv, abbandono della scuola, isolamento.
Una vita d’inferno insomma, che a quanto pare ha smosso la coscienza perfino di Yaya Jammeh, presidente del Gambia che conosciamo non di certo per le battaglie sui diritti umani. Eppure questa volta, il dittatore, complice la first lady ha firmato la legge che potrebbe finalmente porre fine a questi matrimoni che ricordiamolo, non riguardano solo le bambine (anche se loro sono le più penalizzate) ma anche i maschietti.
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“A partire da oggi ( 6 luglio)il matrimonio prima dei 18 anni in Gambia è illegale e se volete sapere se quel che dico è vero o no, domani non avete che da provare e vedrete”, aveva annunciato Yaya Jammeh.
Parole seguite da quelle della first lady Zineb.
“Non ci possiamo più permettere di consentire che i matrimoni infantili mortifichino le nostre belle ragazze. Eliminarli deve essere una priorità affinché esse possano crescere bene e contribuire alla crescita e allo sviluppo del nostro Paese”.
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Due giorni dopo, l’8 luglio, anche la Tanzania aveva varato la medesima legge con una pena a 30 anni di carcere per chi sposava bambini. Il presidente John Magufuli aveva assicurato che i trasgressori saranno puniti senza eccezioni. “Guai a chi ometterà di denunciare un caso di minore costretta a sposarsi”.
Almeno il 40% delle donne africane si sposa prima dei 18 anni. Le first lady di Gambia e Tanzania insieme alle mogli di molti altri capi di stato e di governo africani hanno promosso una campagna, “No ai matrimoni infantili”, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni sul tema. Ma quasi tre quarti degli Stati africani non hanno ancora aderito.
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Il Malawi, ad esempio, nel 2015 ha elevato a 18 anni l’età del matrimonio, ma lasciando in vigore la norma costituzionale che lo ammette tra i 15 e i 18 purché con il consenso dei genitori. Per di più, la costituzione sconsiglia il matrimonio prima dei 15 anni, ma non lo proibisce.
La nuova legge, pur portando con sé numerose lacune, è un segnale forte che contribuirà a ristabilire la dignità dei bambini e bambine di questo Paese.
Dominella Trunfio