Salviamo i bambini siriani: chiediamo di attivare corridoi umanitari nei nostri Comuni

Non possiamo purtroppo fermare la guerra in Siria, ma possiamo chiedere ai nostri comuni di residenza di attivare corridoi umanitari

Non possiamo purtroppo fermare la guerra in Siria, ma non dobbiamo rimanere indifferenti alla sofferenza di un popolo in fuga dai conflitti. Uomini, donne, ma soprattutto centinaia di bambini che muoiono di fame e di freddo, sotto le bombe. Cosa possiamo fare noi? Chiedere l’apertura di corridoi umanitari nei nostri comuni.

E’ necessario cessare il fuoco per evitare una vera e propria ecatombe. Da nove lunghi anni, le famiglie siriane vivono sulla loro pelle la più grande tragedia umanitaria di sempre. Gli sfollati sono un milione e trecento mila, un numero approssimativo. Si muore sotto le bombe, ma anche nelle tende di Idlib al freddo e al gelo. Le città sono sotto assedio senza cibo ed elettricità.

“I bambini in Siria stanno soffrendo l’impatto di una guerra senza pietà e continueranno a soffrirne ancora per molto tempo, dopo che i combattimenti saranno finiti”, dichiara Henrietta Fore, direttore generale dell’UNICEF.

“Negli ultimi nove anni, sono state bombardate scuole e ospedali, sono state separate famiglie e sono andate perdute giovani vite. Anche nelle aree lontane dalle prime linee, le famiglie faticano a sfamare i propri bambini e a ricostruirsi una vita. A tutti i responsabili di questo fallimento collettivo in Siria dico: la Storia vi giudicherà con severità”.

I corridoio umanitari

La solidarietà corre sul web, siete in tanti a scriverci cosa si può fare per i siriani e soprattutto i bambini. Non possiamo fermare la guerra è vero, però le strade per non rimanere a guardare ci sono. Da un lato, si possono sostenere le associazioni che operano in Siria offrendo aiuti umanitari, dall’altro ci sono dei programmi che permettono l’attivazione di corridoi umanitari, ovvero permettere l’ingresso in Italia di queste persone in maniera sicura e legale con un visto di protezione umanitaria. Da anni esiste il programma Corridoi Umanitari di Mediterranean Hope – FCEI (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia), Comunità di Sant’Egidio e Tavola Valdese, nato nel 2015.

“La base giuridica di questa iniziativa è fornita dall’art. 25 del Regolamento CE 810/2009 che concede ai paesi Schengen la possibilità di rilasciare visti umanitari validi per il proprio territorio”, si legge sul sito di Mediterranean Hope.

Una volta in Italia i beneficiari hanno la possibilità di avanzare domanda di asilo e vengono supportati durante l’iter legislativo. Tra gli obiettivi del progetto, evitare i viaggi della morte e le conseguenti tragedie in mare; contrastare il business dei trafficanti di esseri umani e delle organizzazioni criminali; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, donne sole, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio; gestire gli ingressi in modo sicuro sul territorio italiano. Un esempio virtuoso è quello di Offida nelle Marche che è stato il primo comune primo comune a organizzare un corridoio umanitario con la Siria, ma ne esistono tanti altri anche su Lazio, Piemonte e Calabria, tanto per citare degli esempi. All’atto pratico, quindi, nel nostro piccolo possiamo chiedere al nostro Comune di attivare dei corridoi umanitari mettendosi in contatto con le realtà come Mediterranean hope, solitamente i costi dell’accoglienza vengono sostenuti dagli enti partner del progetto, senza oneri per l’amministrazione.

https://www.facebook.com/comuneoffida/photos/a.796280203909093/1046753578861753/?type=3&theater

 

La situazione in Siria

Poliziotti armati monitorano il confine con la Grecia e non permettono il passaggio dei rifugiati. Il regime siriano intensifica gli attacchi a Idlib contro le posizioni turche. Intere famiglie, per sfuggire alle violenze, si sono riversate nei campi profughi a nord di Idlib, che ad oggi risultano più che raddoppiati rispetto al 2017 in termini di dimensioni e di sovraffollamento.

Solo lo scorso gennaio, secondo una nota stampa di Save the children, almeno 77 bambini sono stati uccisi o sono rimasti feriti nel nord-ovest del Paese e pochi giorni fa, il 25 febbraio, 10 scuole e asili sono stati bombardati a Idlib provocando la morte di 9 bambini e il ferimento di altre decine. Numeri che raccontano la morte e la distruzione in corso a Idlib e a cui si aggiungono i circa 280 mila bambini in età scolare nella zona la cui possibilità di studiare e andare a scuola è gravemente pregiudicata.

Fonti: Unicef, Save the children, Mediterranean hope

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