Segavecchia, l’antica tradizione di Forlimpopoli che celebra il ritorno della primavera “tagliando la Vecchia”

Un antico rito di Forlimpopoli, comune della provincia di Forlì-Cesena, che celebra la fine dell'inverno e il risveglio della primavera "tagliando la Vecchia"

A Forlimpopoli nel mese di marzo si celebra un’antica festa tradizionale nota come la “Segavecia” o “Segavecchia”, dal nome della “Vecchia” protagonista di questo antico rito agrario che celebra la fine dell’inverno e il risveglio della primavera.

La “Vecchia” simboleggia la Terra che si prepara a rifiorire dopo la stagione fredda producendo nuovi frutti, a sua volta simboleggiati dai regali che fuoriescono dal suo ventre dopo la “condanna”.

Nel corso del tempo l’antico rito agrario collegato alla fertilità è stato rivisitato in chiave religiosa ed è così emersa una leggenda che descrive la Vecchia come una donna di dubbi costumi, condannata per aver mangiato un salsicciotto durante il digiuno quaresimale e non essere riuscita a resistere alla tentazione.

Se il rito agrario, spiega il sito “Segavecchia”, – esaltava il ritmo della natura e delle sue forze vitali – propiziando attraverso il rituale un buon raccolto, la rivisitazione cristiana medioevale è invece punitiva. La Vecchia non è più la Natura-Madre che muore e rinasce, ma una donna fragile e peccaminosa – che snatura il valore del mito antico -.

Nonostante i cambiamenti, il rito della “Segavecchia” è resistito al trascorrere del tempo e tutt’oggi il rituale prevede che venga trainata, durante una sfilata di carri mascherati, verso il luogo di condanna, dove viene squartata dai boia con una sega (ma si tratta solo di finzione). Il fantoccio infatti si apre tirando una semplice corda ed è così che dal suo ventre fuoriescono i regali destinati ai bambini.

FONTI: Segavecchia

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