“Se io non voglio tu non puoi”: la potente campagna contro la violenza sulle donne (che tutti devono conoscere)

La violenza sulle donne e le sue migliaia di sfaccettature. Quante volte si è cercato di giustificare uno stupro con frasi come “perché non ha reagito?” o “ma come eri vestita?”. Non rovesciamo più le responsabilità: un “NO” deve essere ascoltato. Il silenzio non è un assenso

È dura assai farsi credere dopo una violenza subita, è dura assai convivere con chi è violento e non avere un filo di voce per chiedere aiuto, è dura anche dire “Se io non voglio, tu non puoi” se tutto attorno è un coacervo di frasi fatte e di illazioni. E, peggio, se è finanche un Ministro della Repubblica a dire che il patriarcato non esiste e che la violenza è frutto dell’immigrazione.

E così, di fronte alla violenza di genere, siamo pronte ancora una volta a sentire infilate una ad una le parole di rappresentanza e di commiserazione in vista del 25 novembre, la giornata che più di tutte dovrebbe inviare a chiunque un monito ben preciso: la violenza sulle donne c’è, esiste, ed è nelle nostre calde case.

Leggi anche: “La vergogna non dobbiamo provarla noi”: il potente discorso di Gisèle Pelicot per tutte le donne vittime di stupro e violenza

I numeri della violenza di genere in Italia

In Italia, i numeri sono preoccupanti: nel 2023 sono stati denunciati oltre 4.500 casi di violenza sessuale, registrando un incremento del 5% rispetto all’anno precedente – spiega Giulia Minoli, Presidente della Fondazione Una Nessuna Centomila. A ciò si aggiunge l’aumento del fenomeno della diffusione non consensuale di materiale intimo, che ha visto una crescita del 7%, con più di 1.200 denunce.

Non meno allarmante è il dato relativo alle molestie sessuali, sia fisiche che online, che hanno interessato una donna su tre.

In più:

  • ogni 3 giorni in Italia viene uccisa una donna
  • l’Italia è passata dal 63° al 79° posto nella classifica mondiale secondo il Global Gender Gap 2023
  • 48,9%: il tasso di occupazione femminile: una donna su due non lavora
  • 37%: le donne in Italia che non hanno un conto corrente intestato
  • 67%: il lavoro di cura a carico delle donne
  • 33%: la copertura degli asili nido
  • 60%: le donne vittime di violenza, inserite in un percorso di fuoriuscita presso centri antiviolenza e che risultano “non autonoma economicamente”
  • 0,56 %: la quota di bilancio che lo Stato italiano, nel 2022, ha destinato alle azioni finalizzate alla riduzione delle diseguaglianze di genere
  • infine, 32.989 sono state chiamate al 1522 nei primi 6 mesi del 2024, il 70% in più rispetto allo stesso periodo del 2023.

Occhi ben aperti, dunque: la violenza ha mille sfaccettature che i più non vogliono vedere: non solo controlli, isolamento, privazioni, gelosia, molestie, umiliazioni, ma anche quella “economica”, che si può trasformare  in esclusione dalle finanze familiari, dal lavoro, dalla gestione dei soldi o dalla costrizione a firmare dei documenti particolari.

Un NO deve essere ascoltato, la campagna di Una Nessuna Centomila

Proprio in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne, la Fondazione Una Nessuna Centomila lancia una campagna forte e chiara focalizzando sulla violenza sessuale: il consenso non è una concessione, è un diritto.

Ogni giorno troppe donne si sentono giudicate, colpevolizzate o abbandonate di fronte alla violenza subita. E tacciono per paura di essere giudicate.

Da Fiorella Mannoia a Paola Cortellesi, da Giorgia a Paola Turci, ma anche Achille Lauro, Luca Barbarossa, Lino Guanciale, Nino Frassica: la campagna di sensibilizzazione “Se io non voglio, tu non puoi” è un potente richiamo contro la violenza di genere e le colpevolizzazioni che troppo spesso le vittime subiscono.

Il messaggio centrale è chiaro: il consenso non è una concessione, ma un diritto fondamentale. Con queste parole si combatte uno dei pregiudizi più radicati, ribadendo che ogni forma di esitazione o silenzio non può e non deve mai essere interpretata come consenso.

È una dichiarazione che ribalta una narrazione culturale radicata. Proviamoci.

Anche il consenso è un diritto di noi donne

Già, perché non basta un silenzio o una presunta compiacenza. La cultura patriarcale ha spesso normalizzato il concetto di “assenso implicito,” perpetuando l’idea che l’assenza di un chiaro “no” equivalga a un consenso. Non è così! Qualsiasi azione compiuta senza un consenso esplicito rappresenta una violazione del diritto alla libertà individuale.

C’è di mezzo quindi una responsabilità sociale e culturale? Certo che sì, a partire dalle nostre case: molte delle violenze avvengono in contesti familiari o relazionali. La retorica che cerca di giustificare la violenza con il comportamento della vittima, come il modo di vestirsi o il non aver reagito, è ancora troppo diffusa. Questo atteggiamento non solo deresponsabilizza il carnefice, ma amplifica il trauma delle vittime.

Per un cultura del consenso il cambio è necessario

Come? Cominciamo a guardare ai nostri ragazzi e alle nostre ragazzi e a tirare le fila di ciò che è urgente e necessario:

  • educazione sessuale e affettiva: La comprensione del consenso deve partire dall’educazione nelle scuole, per insegnare fin da giovani che ogni persona ha il diritto di stabilire i propri limiti e che questi devono essere rispettati
  • riconoscere il valore della comunicazione: il consenso non è statico, ti posso dire NO in qualsiasi momento. Questo deve essere compreso e rispettato.
  • cambiare la narrazione, anche e soprattutto mediatica: noi media abbiamo un ruolo cruciale nel combattere la cultura della violenza. Usare un linguaggio che metta al centro la responsabilità dell’aggressore, evitando colpevolizzazioni della vittima, è essenziale per un cambiamento culturale

#Seiononvogliotunonpuoi

Anche se sei il mio tipo
Anche se prima mi andava ma poi ho cambiato idea
Anche se ho bevuto troppo
Anche se non ti ho detto di no, ma nemmeno sì
Anche se lavoriamo bene insieme
Anche se non sono in me
Anche se non mi muovo
Anche se prima ti ho detto sì
Anche se sei il mio capo
Anche se ti ho sorriso
Anche se ci siamo baciati
Anche se ho messo la minigonna
Anche se ti ho invitato a salire
Anche se siamo stati insieme tanti anni
Anche se ti ho detto ti amo
Anche se sei più forte di me
Anche se non sto gridando
Anche se ti ho dato il mio numero
Anche se ho accettato il tuo regalo

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram