Come nel 1975, anche quest’anno le donne in Islanda sciopereranno per chiedere una maggiore parità di genere sul lavoro: potrebbe essere il più grande nella storia del Paese
Il 24 ottobre 1975, in Islanda, 25.000 donne decisero di scioperare, dando vita a un evento noto come “kvennafri” o giorno libero femminile. In questa giornata storica, le donne non andarono al lavoro, non cucinarono, non si presero cura dei figli e non pulirono le loro case con una massiccia partecipazione pari al 90%.
On October 24, 1975, 90% of the women in Iceland staged a strike for equal rights and pay. They ceased working, cooking, cleaning, and tending to their children, effectively bringing the nation to a standstill. The men faced significant challenges. Supermarkets quickly sold out… pic.twitter.com/yjc0yuPvAa
— Historic Vids (@historyinmemes) September 16, 2023
Gli uomini islandesi dovettero sostituire le donne nelle loro attività quotidiane per dimostrare quanto fosse impossibile andare avanti senza di loro. Oggi, seppur l’Islanda sia stata classificata al primo posto per l’uguaglianza di genere per 14 anni consecutivi, le donne islandesi ritengono che ci siano ancora sfide da affrontare.
Attualmente una donna su tre ha subito violenza nella propria vita e alcune professioni presentano ancora un divario salariale che si avvicina al 21%. In risposta a queste sfide persistenti, oggi 24 ottobre 2023, le donne e le persone non binarie in Islanda organizzeranno uno sciopero di 24 ore per protestare contro le violenze di genere e le disparità salariali.
La prima ministra Katrín Jakobsdóttir ha annunciato la sua partecipazione, insieme a oltre 30 associazioni che si uniranno ai cortei previsti nella capitale e in un’altra decina di città. Questo sciopero potrebbe diventare il più grande nella storia del Paese.
“Tu chiami questa uguaglianza?”
Nonostante una legge del 2017 che impone alle aziende di certificare la parità salariale per mansioni equivalenti, le organizzazioni partecipanti chiedono maggiore trasparenza sugli stipendi, in particolare in settori in cui le donne sono maggiormente rappresentate, come assistenza e pulizie.
Secondo i dati, questi stipendi sarebbero significativamente inferiori a quelli di altri settori comparabili e tra i più bassi nel mercato del lavoro, e questo contribuirebbe a mantenere le donne in una condizione di subalternità economica rispetto agli uomini.
Lo slogan dello sciopero islandese è: “Tu chiami questa uguaglianza?” e riflette il desiderio di affrontare le questioni ancora irrisolte legate alla disparità di genere. Secondo il Global Gender Gap Index 2023, del resto, nessun Paese ha ancora raggiunto la piena parità di genere, e il traguardo è previsto per il 2154. Male, malissimo, secondo i dati del 2023 l’Italia: siamo al 79° posto su 146, con un calo di 13 posizioni rispetto all’anno precedente.
L’Islanda, dopo essere stato il primo Paese ad eleggere democraticamente una donna come capo di Stato al mondo nel 1980, si pone dunque ancora una volta come esempio di mobilitazione per affrontare le sfide che ancora persistono sulla strada verso una piena parità di genere.
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Fonte: Kallarðu þetta jafnrétti?
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