La storia dimenticata degli “scemi di guerra”, gli ex soldati sotto shock per bombe e violenze della Prima guerra mondiale

Durante la Prima guerra mondiale, migliaia di soldati avevano allucinazioni e disturbi mentali. La gente li chiamava tristemente 'scemi di guerra', loro continuavano a vivere il loro inferno quotidiano causato dallo shock da combattimento

Le allucinazioni non gli davano tregua. Il giorno scambiato per la notte, nei casi più gravi c’erano disturbi mentali, ma anche disfunzioni motorie e perfino perdita della percezione di se stessi. Parliamo di ciò che succedeva agli uomini tornati dal fronte della Prima guerra mondiale, una storia che non può essere rimossa e che pesa sulla coscienza di tutti.

Chi riusciva a sopravvivere alle bombe, non era comunque salvo perché certe scene e violenze, erano difficili da dimenticare. Così molti uomini impazzivano. La gente li chiamava tristemente ‘scemi di guerra’, loro continuavano a vivere il loro inferno quotidiano. I malati, accusati di codardia e di tradimento dagli Stati Maggiori, venivano rispediti al fronte dai medici militari a forza di scosse elettriche e terapie ipnotiche.

Estraniati, spesso con lo sguardo allucinato, finivano in ospedali psichiatrici a vivere da automi. Nel 1915, lo psicologo Charles Myers sulla rivista medica The Lancet usò per la prima volta il termine “shell shock” ipotizzando che le lesioni cerebrali fossero una conseguenza della vicinanza ai bombardamenti, dovute al rumore eccessivo e all’avvelenamento da monossido di carbonio. Ma per anni, questa versione venne negata così gli ex soldati finivano nei manicomi dove l’unica terapia attuata era l’elettroshock.

@Di Photograph taken by Official War Photographer

soldato trincea

@William Ivor

@William Ivor

Un pezzetto della storia di questi uomini è ben raccontata nel documentario “Scemi di guerra. La follia nelle trincee” di Enrico Verra che attraverso interviste e filmati di repertorio, ma anche fotografie e cartelle cliniche, rimanda agli abissi della pazzia dovuta alla Grande guerra.

Guarda il teaser del documentario:

Una pagina che in Italia fu chiusa in un battibaleno, nonostante più di 40mila persone avessero una cartella clinica con scritto ‘disturbi mentali’. Il perché è presto detto: con la leva obbligatoria, nessuno poteva ammettere che i traumi fossero conseguenti alla vita condotta in guerra.

Gli ex soldati che non finivano nei manicomi, tornavano a casa dalle loro famiglie: portavano con sé tremori, pianti isterici, poca fame, sguardi inespressivi e subivano anche la cattiveria di chi li chiamava ‘scemi di guerra’. E loro rimanevano così ammutoliti e dimenticati dalla storia.

PER VEDERE IL DOCUMENTARIO CLICCA QUI

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