Quando arrivano al porto come sempre ci sono loro ad aspettarli, i volontari del Coordinamento Ecclesiale Diocesano di Reggio Calabria. Mentre la nave con a bordo i migranti si avvicina, in tanti sono già sulla banchina. Indossano solo una pettorina blu, un cappellino Quando arrivano al porto come sempre ci sono loro ad aspettarli, i volontari del Coordinamento Ecclesiale Diocesano di Reggio Calabria. Mentre la nave con a bordo i migranti si avvicina, in tanti sono già sulla banchina. Indossano solo una pettorina blu, un cappellino e nessuna mascherina. e nessuna mascherina.
Quando arrivano al porto come sempre ci sono loro ad aspettarli, i volontari del Coordinamento Ecclesiale Diocesano di Reggio Calabria. Mentre la nave con a bordo i migranti si avvicina, in tanti sono già sulla banchina. Indossano solo una pettorina blu, un cappellino e nessuna mascherina.
Anche ieri, sotto il sole cocente di una mattina estiva tipica del Sud Italia, i volontari erano li ad accogliere con un sorriso e con un saluto i 729 migranti sbarcati nello Stretto.
Benvenuti, ben arrivati a casa vostra. “Per tutti noi sono fratelli e non numeri”, dice l’instancabile Bruna Labate Mangiola, referente del Coordinamento Emergenza Migranti di Reggio Calabria e deus ex machina di questa straordinaria catena di solidarietà che sin dall’inizio degli sbarchi è stata messa in moto, per garantire una prima accoglienza ai profughi.
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A turno i volontari distribuiscono succhi di frutta, merendine e infradito, riuniscono le famiglie, ascoltano le voci di persone segnate da un estenuante viaggio. Tante donne, 152 minori e 2 neonati. Provengono da vari paesi africani tra cui il Mali, Gambia, Sierra Leone, Bangladesh, Senegal, Sudan, Ghana, Togo, Burchina Faso ed Etiopia.
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Sotto i tendoni della Protezione civile, ognuno fa la sua parte. C’è chi fa la doccia ai bambini, regala loro qualche giochino, chi gli fa indossare vestitini dignitosi, chi distribuisce i pasti, chi gioca con i più piccolini, c’è poi chi gestisce le attività di identificazione, accoglienza e assistenza coordinate dalla Prefettura reggina.
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I migranti provengono da quattro diverse operazioni al largo delle coste della Libia.
“I profughi nel momento in cui sono stati soccorsi, nell’ambito dell’operazione ‘Mare Sicuro’, viaggiavano su quattro gommoni dotati di motori del tutto inaffidabili e che imbarcavano acqua”, ha detto Raffaele Martino, comandante della nave Vega che ha salvato i migranti.
Dopo le operazioni di prima identificazione, i migranti sono stati trasferiti in Abruzzo, Basilicata, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria e Lazio. Un’altra lunga e faticosa giornata è finita, si torna a casa con la consapevolezza di aver contribuito ad alleviare qualche sofferenza. E alle 22 arriva il messaggio di Bruna Labate Mangiola, sul gruppo Sos Sbarchi:
“Grazie a tutti per la dedizione che avete avuto nei confronti delle persone che sono arrivate, per fortuna per noi non sono numeri ma fratelli. Siete stati dei grandi, tutti impegnati nel proprio ruolo. Grazie a chi ha lavato i bambini, a chi ha aiutato le mamme, a chi è andato in ospedale a prendere le persone dimesse, grazie solo per essere stati uniti in un unico corpo che ci ha consentito di rendere più leggere lo sbarco di quasi 800 persone”.
Dominella Trunfio
Foto di repertorio greenMe.it
Foto copertina: Facebook