Con l’ora legale “benefici elettrici, ambientali ed economici”. Il prossimo 27 marzo non sarà l’ultimo cambio in Italia

L’ora legale si traduce in enormi risparmi energetici per l’Italia, dal 2004 ad oggi oltre 1,7 miliardi di euro. Un argomento sul quale l’Europa è però sostanzialmente divisa: le discussioni sul mantenerla o meno vanno infatti avanti da tempo. Era stata lanciata anche una consultazione aperta a tutti i cittadini europei che aveva confermato la volontà di dire stop al cambio stagionale di ora.

Tuttavia al sondaggio pubblico, condotto tra il 4 luglio e il 16 agosto 2018, avevano partecipato prevalentemente i cittadini dei Paesi del Nord, a cui non giova l’ora legale: Germania (3,79%), Austria (2,74%), Lussemburgo (1,78%) le nazioni più presenti, a seguire la Finlandia (0,96%) e poi tutti gli altri. I cittadini italiani sono stati invece quasi del tutto assenti, con lo 0.04% dei voti.

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Purtroppo (o per fortuna) non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti le stesse esigenze: Paesi diversi hanno distribuzioni di ore di luce molto diverse.

Questo, in sintesi, alla base delle discussioni che vanno avanti da anni in Commissione Europea.

Nel 2018, in realtà, il Parlamento Europeo aveva approvato (con l’84% dei voti) una risoluzione che prevede l’abolizione dell’obbligo per i vari Paesi membri di passare da un’ora all’altra due volte all’anno, ma ha anche auspicato una decisione unitaria a livello europeo. In pratica è possibile che ogni Stato membro decida per sé ma “sarebbe meglio di no”.

E l’Italia cosa farà? Nel 2019 si era dichiarata ufficialmente contraria all’abolizione del cambio di orario, depositando a Bruxelles una richiesta formale per mantenere il sistema tuttora in vigore: sei mesi l’anno di ora legale, che qui da noi si ha dal 1966, e sei mesi l’anno di ora solare.

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Per effetto dello spostamento delle lancette degli orologi un’ora in avanti – si legge sul sito di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale – nei prossimi 7 mesi in Italia avremo positivi impatti per il sistema energetico dal punto di vista elettrico, ambientale ed economico […] I benefici dell’ora legale hanno determinato un risparmio pari a 400 milioni di kWh (quanto il consumo medio annuo di elettricità di circa 150 mila famiglie), un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 205 mila tonnellate e a un risparmio economico pari a circa 66 milioni di euro”.

Dal 2004 al 2020 la stessa società ha rilevato che il minor consumo di elettricità per l’Italia dovuto all’ora legale è stato di circa 10 miliardi di kilowattora e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di 1 miliardo e 720 milioni di euro. In particolare tra la primavera e l’estate, i mesi che segnano i risparmi maggiori sono aprile e ottobre.

Infatti, spostando in avanti le lancette di un’ora, si ritarda l’uso della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi, quindi, l’effetto ‘ritardo’ nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate, quindi con effetto meno eclatante.

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Ma non è così ovunque, perché più si “sale a Nord” più la differenza tra ore di luce e di buio si fa più accentuata, sia in inverno, quando prevale il buio, sia in estate, ove predomina la luce. Negli stessi periodi citati da Terna, che per noi segnano un effettivo cambiamento, nei Paesi nel Nord cambia veramente poco se non nulla, avendo già più ore di luce di noi (viceversa l’inverno ha comunque più ore di buio rispetto all’Italia e agli altri Paesi dell’Europa meridionale). Differenze che riflettono anche le ore lavorative.

Per ora, comunque, nulla cambia nel nostro Paese.

I dati sui consumi sono consultabili a questo link.

Fonti di riferimento: Terna

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