Nel nome della conservazione, nelle riserve delle tigri vengono distrutte le vite di centinaia di migliaia di indigeni. Il governo indiano li sfratta dalle terre dove hanno sempre vissuto e li accusa di danneggiare la fauna selvatica, non sapendo che molte tribù li venerano come divinità.
Nel nome della conservazione, nelle riserve delle tigri vengono distrutte le vite di centinaia di migliaia di indigeni. Il governo indiano li sfratta dalle terre dove hanno sempre vissuto e li accusa di danneggiare la fauna selvatica, non sapendo che molte tribù li venerano come divinità. Ecco perché Survival International lancia il boicottaggio mondiale del turismo nelle riserve delle tigri dell’India.
La legge indiana protegge il diritto dei popoli tribali a rimanere nelle terre ancestrali, ma non viene mai rispettata, nella paura di essere arrestati, torturati, picchiati e perfino uccisi in tantissimi scappano. Secondo Survival International, il movimento da sempre a fianco dei popoli indigeni, i guardaparco li sottopongono a razzismo, violenze e abusi.
Per questo motivo, proprio in questi giorni è stato lanciato il boicottaggio mondiale del turismo nelle riserve delle tigri fino a quando i diritti delle popolazioni tribali che vivono al loro interno non saranno pienamente ripristinati e rispettati.
Decine di migliaia di persone sono state sfrattate illegalmente dai loro villaggi e sono costretti a vivere in povertà e miseria ai margini della società. Il governo li accusa di essere un pericolo per la conservazione delle tigri ma dimentica che questi animali sono venerati e in molte zone in cui le tribù sono rimaste, il numero dei felini è addirittura aumentato.
“Gli sfratti sono appoggiati da grandi organizzazioni della conservazione, come la Wildlife Conservation Society (WCS). La WCS ha portato avanti la richiesta di “trasferimento” delle tribù delle riserve delle tigri per decenni”, dice Survival.
Ma molti popoli non sono consapevoli di avere il diritto di restare nella loro terra, perché le autorità forestali non li informano. Il movimento ha raccolto la testimonianza di Madegowda, un attivista per i diritti indigeni della tribù dei Soliga, nell’India meridionale.
La donna condanna il divieto, definendolo una violazione dei diritti umani e dei diritti indigeni perpetrata nel nome della conservazione della tigre.
“Le tribù, le tigri e la fauna selvatica possono vivere insieme, la coesistenza è possibile perché i popoli indigeni hanno una profonda conoscenza della biodiversità e sanno come proteggere la foresta e la fauna”, ha detto Madegowda.
Alcuni membri della tribù dei Jenu Kuruba, molti dei quali sono stati sfrattati dal Parco Nazionale di Nagarhole, hanno protestato contro l’ordinanza: se non sarà revocata, minacciano di bloccare la strada che conduce al parco.
“Ci hanno sfrattato con il pretesto che facevamo rumore, che disturbavamo la foresta. Ma ora ci sono molte jeep e veicoli turistici – e questo non è un disturbo per gli animali” ha dichiarato un Jenu Kuruba.
Ricordiamo che è stato dimostrato che le comunità indigene non solo sono di aiuto nei progetti di conservazione, ma aiutano anche a prevenire il bracconaggio.Cosa diciamo invece delle migliaia di turisti che ogni anno visitano le riserve delle tigri e dei progetti industriali approvati all’interno come la costruzione di dighe e l’esplorazione mineraria per l’uranio?
“Le riserve delle tigri in India celano un’ingiustizia profonda: lo sfratto illegale delle tribù operato nel nome della conservazione: vietando il riconoscimento dei diritti indigeni nelle riserve, il governo sta aggravando questa ingiustizia che colpisce coloro che vivono ancora al loro interno”, ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di Survival.
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Cosa puoi fare tu, petizione
“Mi impegno a non visitare alcuna riserva delle tigri in India fino a quando l’autorità indiana per la protezione della tigre non revocherà la sua ordinanza illegale e pericolosa e rispetterà i diritti delle tribù a vivere nelle loro foreste e a proteggerle”.
Dominella Trunfio
Foto cover: © A.Cambone, R.Isotti – Homo ambiens