Il cronista italiano Riccardo Erhrman - morto due anni fa - è passato alla storia come l’uomo che fece cadere il Muro di Berlino: probabilmente senza la sua domanda cruciale la barriera di cemento non sarebbe stata abbattuta nella notte del 9 novembre del 1989
Una domanda a bruciapelo e una risposta che non lasciò dubbi e che portò alla caduta del muro di Berlino. Dopo 33 anni, lui – Riccardo Ehrman – i più attenti se lo ricordano così, in quella conferenza stampa in cui chiese a Guenter Schabowski, allora portavoce del governo, quando sarebbero entrate in vigore le nuove norme di viaggio decise dalla Ddr (la Germania dell’Est).
“Ab wann?“, “Da quando?“, e la risposta cambiò la storia in un attimo. Da tempo si parlava già di permettere ai cittadini di Berlino Est di andare nella parte occidentale. Ma così frettolosamente i dirigenti comunisti della Ddr non se l’aspettavano per niente.
Tutto accadde esattamente 35 anni fa, il 9 novembre del 1989, quando dinanzi a una sala gremita di giornalisti, Ehrman pose quella domanda decisiva, con sulle spalle i suoi 11 anni di corrispondenza Ansa da Berlino Est. Un lavoro certosino, appassionante e non facile, sorvegliato com’era notte e giorno:
“La casa era casa ufficio ed era piena di microfoni, persino nel bagno, e nella camera da letto ce n’erano due“,
racconterà 25 anni dopo dalla sua abitazione di Madrid.
Riccardo Ehrman, che ci ha lasciati lo scorso anno all’età di 92 anni, era di origine ebreo-polacca. A 13 anni fu rinchiuso nel campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza, dove fu liberato dagli inglesi nel settembre del ’43. Divenne poi giornalista, girò il mondo e poi fu nominato corrispondente dalla Germania per l’ANSA. A 78 è stato insignito della Croce Federale al merito dal governo tedesco.
Quel giorno del 1989 Riccardo Ehrmann aveva 60 anni e per un incrocio di fattori casuali ha contribuito a chiudere il “Secolo breve”.
“Ab wann?“, la domanda che fece cadere il muro di Berlino
Seduto sui gradini sotto il tavolo della sala convegni del Socialist Unity Party of Germany (SED), il 9 novembre del 1989 Riccardo Ehrman arrivò lì, alla conferenza stampa indetta dai dirigenti comunisti della Ddr, per ultimo, in preda alla smania di non aver trovato subito un posto nel parcheggio.
Fu un caso che Gunter Schabowski, il portavoce del governo della DDR, arrivasse anche lui in ritardo, con poche informazioni e un fogliettino che non aveva nemmeno letto.
”Mi dicevano che (la conferenza stampa, ndr) sarebbe stata importante, anche dal ministero degli Esteri. Ma io sono convinto che nessuno dei tedeschi orientali sapesse cosa stava per succedere. Lo stesso Schabowski non aveva capito come stessero le cose. Schabowski non aveva letto il foglietto che gli aveva passato Egon Krenz (numero uno del partito e il successore di Honecker) prima dell’incontro coi giornalisti, dove si spiegavano le facilitazioni”, racconta Riccardo Ehrman.
Al momento delle domande, Ehrman si rivolse a Schabowski:
“Lei ha parlato di errori, non crede che sia stato un grande errore: quello di annunciare poche settimane fa una legge di viaggio che non era tale?“, alludendo al fatto che si stava facendo credere ai tedeschi di poter espatriare verso Berlino ovest.
Schabowski era in palese difficoltà e impreparato, non aveva ancora avuto il tempo di leggere il foglietto con le istruzioni che gli aveva passato Egon Krenz (numero uno del partito e il successore di Honecker):
“I tedeschi dell’est possono espatriare senza dare spiegazioni“, annunciò.
Ehrman, che comprese subito di aver colpito Schabowski su un punto debole, parte con una seconda domanda: “Vale anche per Berlino ovest?“. “Sì“, risponde il funzionario.
Ed ecco la terza e decisiva domanda entrata nella storia. “Ab wann? (Da quando?, ndr)“. “Da subito“.
Uno dei maggiori dirigenti della Ddr aveva appena detto che dava libertà a tutti di lasciare Berlino est e di andare a Berlino ovest senza passaporto o visto. E da quel momento è storia che conosciamo.
Eppure Ehrman ha mantenuto un segreto per ben due decenni, una sorta di retroscena che lo portò sulla pista giusta. Quella mattina aveva avuto un’imbeccata da Gunther Potsche (morto nel 2008 e con il quale il giornalista aveva stretto un patto di lealtà): il direttore dell’agenzia di informazione della Germania Est gli rivelò che era emerso un grande dibattito nel gruppo dirigente del partito e che il giorno prima si erano decise piccole aperture nella legge di viaggio che di fatto impediva l’espatrio ai cittadini della Ddr.
Da lì a formulare la domanda nel posto giusto al momento giusto per Riccardo Ehrman è stato un attimo.
“Il mio merito, se si può parlare di merito, è non tanto di aver fatto la domanda, quanto di aver capito la risposta” , conclude Ehrman.
Con lui rileggiamo la storia d’Europa degli anni più bui e, soprattutto in questi giorni, cerchiamo di farne tesoro per non commettere gli stessi errori. O almeno proviamoci.
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