Recupero le vecchie incubatrici dismesse per donarle agli ospedali in Senegal: così ho salvato decine di bambini

Ibrahima Dieng ha trovato la fortuna in Italia e ora vuole restituire tutto questo al suo Paese d’origine a cui dona vecchie incubatrici dismesse dagli ospedali pisani ancora perfettamente funzionanti

La storia di Ibrahima Dieng, noto come “l’Angelo delle incubatrici”, è un esempio straordinario di altruismo e dedizione verso gli altri. Nato in Senegal e ora cittadino italiano, Ibrahima ha dedicato la sua vita a restituire alla comunità la fortuna che ha avuto, salvando decine di bambini dalla morte sicura.

Ma come fa? Scova le incubatrici dismesse negli ospedali italiani, le recupera, le fa revisionare e le trasporta in Senegal, dove vengono utilizzate per salvare vite preziose. Ogni incubatrice diventa un simbolo di speranza, accogliendo due bambini e offrendo loro una nuova possibilità di vita.

L’emozione di vedere quei piccoli rinascere è palpabile nelle parole di Ibrahima e della moglie Awa, ostetrica, che lavorano insieme in questa loro missione che ha già salvato decine di bambini a Dakar e nella regione di di Louga, duecento chilometri a nordovest della capitale.

Ma non solo le incubatrici, Ibrahima recupera anche vecchi defibrillatori, ecografi, poltrone da dentista e persino ambulanze, dimostrando di essere un uomo dai talenti straordinari, capace di compiere vere e proprie imprese per aiutare gli altri.

Come è riuscito a realizzare il suo sogno di aiutare il Senegal

La sua storia personale è altrettanto toccante. Arrivato in Italia nel 2001 come immigrato irregolare, Ibrahima ha lottato per sopravvivere vendendo accendini per strada camminando per decine di chilometri dalla mattina alla sera.

Ma la sua vita è cambiata quando ha ricevuto l’aiuto del signor Carlo Papini, un uomo proprietario di alcuni negozi di biciclette a Pisa che gli ha offerto un lavoro e gli ha aperto le porte di una nuova vita. Grazie alla sua determinazione e al suo impegno, Ibrahima è arrivato ora a gestirne uno da solo.

Col tempo Ibrahima è diventato cittadino italiano ed è riuscito a realizzare il suo sogno di dare un contributo al suo paese d’origine. Da piccolo la sua famiglia non aveva i soldi per curarsi, ma un uomo buono li aiutò e lui ha deciso di fare altrettanto. Ha dichiarato:

Io ero stato fortunato, due volte fortunato, e dunque dovevo aiutare gli altri. A Pisa mi dissero che era possibile chiedere all’Azienda universitaria pisana che gestisce le attrezzature dismesse dagli ospedali della città. Ne parlai con alcune autorità in Senegal, poi iniziai ad avere contatti con l’ospedale di Pisa dove ho trovato persone magnifiche.

Grazie alla collaborazione con le autorità ospedaliere di Pisa che gli hanno fornito un elenco di strumenti che erano stati rinnovati ma erano ancora funzionanti, Ibrahima ha acceso una luce di speranza per molte persone in Africa, dimostrando che un singolo individuo può fare la differenza. Il suo impegno e la sua dedizione sono un esempio di come ognuno di noi possa fare la propria parte per rendere il mondo un posto migliore.

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