Conflitti sempre più crudi, disastri naturali ricorrenti, sfollamento interno, indicatori sanitari molto bassi, una povertà estrema. È questa la situazione in Afghanistan, dove anche il gemito di un bimbo in più dona speranza. Ancora di più se si tratta di 4 gemelli
Una sola lettera sul petto, piccola come loro, e capelli folti e ciglia nere, quasi dipinte. “Sono 4!”, dicono da Medici senza Frontiere, dando la confortante notizia del primo parto quadrigemellare nel loro ospedale di Lashkar Gah, in Afghanistan, capitale della provincia di Helmand, un’area gravemente colpita da conflitti attivi e insicurezza, con pochissime strutture mediche completamente funzionanti.
È proprio qui, da queste parti, in questa terra ferita, che negli ultimi mesi il numero medio di ricoveri nella neonatologia è passato da 40 a 80 bambini al giorno, come dicono da MSF. Molte cliniche locali hanno dovuto ridurre le loro attività a causa dei finanziamenti insufficienti e un numero sempre maggiore di persone deve rivolgersi a ospedali più lontani dal luogo in cui vivono.
Ma quei 4 piccoli lì ora “stanno bene ma sono nati prematuri: il nostro team li sta assistendo in questa fase delicata e speriamo possano presto tornare a casa”.
L’Afghanistan è sotto ai talebani ancora, praticamente dopo 20 anni di un conflitto che ha causato 35mila morti. Sono loro i responsabili di sparizioni forzate, arresti arbitrari, uccisioni extragiudiziali, vendette mortali e, soprattutto, di attacchi mirati contro minoranze religiose ed etniche come gli hazara e contro le donne.
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A oltre 850mila bambine delle classi oltre il sesto grado viene negato il diritto all’istruzione. Musicisti, artisti ed esponenti di movimenti culturali sono in pericolo se non in carcere. Le donne che scendono in piazza per protestare contro la soppressione dei loro diritti vengono picchiate e arrestate e lo stesso accade ai giornalisti che riprendono le loro manifestazioni.
Denutrite e dimenticate
Le crisi in corso, inasprite dalla persistente disuguaglianza di genere, stanno aggravando una crisi nutrizionale tra le ragazze adolescenti e le donne che aveva già mostrato scarsi miglioramenti negli ultimi due decenni.
E ciò accade, secondo il rapporto UNICEF Undernourished and Overlooked: A Global Nutrition Crisis in Adolescent Girls and Women – ‘DENUTRITE E DIMENTICATE: una crisi nutrizionale globale per le ragazze adolescenti e le donne’, non soltanto in Afghanistan, ma anche in Burkina Faso, Ciad, Etiopia, Kenya, Mali, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen, epicentri di una crisi nutrizionale globale esacerbata dalla guerra in Ucraina e dalla siccità, dai conflitti e dall’instabilità in corso in alcuni Paesi.
Le crisi globali continuano a compromettere in modo sproporzionato l’accesso delle donne al cibo nutriente. Nel 2021, le donne che soffrono di insicurezza alimentare erano 126 milioni in più degli uomini, rispetto ai 49 milioni in più (degli uomini) del 2019, una cifra che ha più che raddoppiato il divario di genere nell’insicurezza alimentare.
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Fonti: MDF / UNICEF
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