MONTAMI A COSTO ZERO! HEI... PARLIAMO DI FOTOVOLTAICO Questo hanno letto i cittadini di Milazzo (provincia di Messina) pochi giorni fa: una scritta rossa su fondo nero divisa in due parti, la prima in alto a sinistra e la seconda in basso a destra. E di mezzo la gigantografia di una giovane ragazza inginocchiata sopra un pannello solare, nella stessa posizione di un arabo che prega ma, hei... non stiamo parlando di religione. Basta un'occhiata all'immagine qui sotto.
“MONTAMI A COSTO ZERO! HEI… PARLIAMO DI FOTOVOLTAICO” Questo hanno letto i cittadini di Milazzo (provincia di Messina) pochi giorni fa: una scritta rossa su fondo nero divisa in due parti, la prima in alto a sinistra e la seconda in basso a destra. E di mezzo la gigantografia di una giovane ragazza inginocchiata sopra un pannello solare, nella stessa posizione di un arabo che prega ma, hei… non stiamo parlando di religione. Basta un’occhiata all’immagine qui sopra.
Si tratta – ecco svelato il doppio senso da autogrill (l’osteria è molto più dignitosa) – di impianti fotovoltaici, la cui installazione gratuita (quel “montami” posizionato proprio dietro le natiche) viene proposta dalla ditta Cauldron Holding ed è appunto il tema della sua campagna pubblicitaria. O almeno lo era. Le proteste dei cittadini e la lettera indignata di DonneInQuota, associazione culturale apartitica che dal 2008 si occupa di pubblicità sessista e non solo, hanno infatti ottenuto la sostituzione “in giornata” di tutti i cartelli e le scuse ufficiali del titolare.
Rimane l’eco delle polemiche, da cui è possibile trarre un quadro desolante sulla condizione culturale del paese. Si legge nella lettera di risposta di Calderone Federico, titolare dell’azienda: “se pur vero che contenesse un messaggio forte, non si discosta tanto dalle migliaia di campagne pubblicitarie propinateci giornalmente da aziende di lingerie o dai media che trasmettono su canali frequentati da bambini messaggi e immagini hot in orari pomeridiani”. Vero, purtroppo.
Non solo: “viste le critiche mosse in questo senso, ovviamente ci tengo a sottolineare che abbiamo ricevuto tantissime telefonate e mail di richieste sul nostro prodotto nonché complimenti per la campagna pubblicitaria e questo anche da donne che sicuramente non si sono sentite offese o disturbate”. Probabilmente è così, visto il successo di programmi come la Pupa e il Secchione, in cui la donna si autopromuove oggetto, senza remore e imbarazzi.
Nulla è cambiato, insomma, da quando Pasolini denunciava (quasi trent’anni fa) la commercializzazione del corpo femminile: da una parte ancora lo sdegno di chi – pochi – riesce a distinguere la volgarità di un messaggio, dall’altra chi non si sarebbe “mai aspettato un riscontro di immagine negativa in questo senso”. In mezzo resta solo quella donna completamente nuda, con la faccia schiacciata a terra e un paio di scarpe rosse. Ovviamente col tacco.
Roberto Zambon